Quando la tecnologia permette di salvare vite a distanza

Dal bambino che stava soffocando all’utente in arresto cardiaco: i casi capitati in questi mesi

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Sembrerebbe strano a dirsi, eppure è comprensibile: abituarsi alle videochiamate col 118 non è stato facile per gli utenti. "La gente diceva: ’Qui c’è una persona che sta male, perché mai dovrei attivare il video? – racconta il coordinatore Marco Vitali –. All’inizio il problema è stato trovare il giusto approccio".

Certo è che l’efficacia del sistema nel tempo è stata provata da diversi episodi. Il più celebre si è verificato l’estate scorsa: un operatore ha guidato le manovre di rianimazione su un bambino di 7 anni grazie all’aiuto della sorellina di 10 anni, che a differenza dei genitori era in grado di capire l’italiano. "La videochiamata è stata utile anche per capire cosa era successo al bimbo – spiega Vitali – perché è stato inquadrato anche un divano su cui si vedevano segni di rigurgito. Da lì l’operatore ha capito che il riflusso era finito anche nelle vie respiratorie". Un paio di settimane fa la videochiamata ha salvato la vita in un caso di arresto respiratorio: "Le persone presenti stavano facendo il massaggio cardiaco tenendo la persona sul fianco, e in quella posizione è inefficace – aggiunge Vitali –. Dal video l’operatore l’ha visto e ha dato loro le giuste istruzioni per correggere la manovra. La persona si è salvata".

Nel caso in cui la persona dall’altra parte del telefono sia in preda al panico, poter vedere quello che sta succedendo è d’aiuto sia per l’operatore che per l’utente. Un altro episodio di questo tipo si è verificato di recente quando una donna ha chiamato perché il figlio piccolo era in crisi convulsiva: "Lei era terrorizzata, in preda al panico – racconta Vitali – e con le persone in quello stato è difficile riuscire a ottenere le giuste informazioni. Vedere quello che succede è di grande aiuto per poter gestire al meglio il caso fino all’arrivo dei soccorsi".

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