Quando si cantava sotto la finestra delle ragazze amate

Sono ormai lontani i tempi in cui con l’inizio del mese di maggio i giovani cantavano sotto le finestre delle loro amate. Queste poi rispondevano al canto ponendo sulle finestre e alle porte rami di alberi in fiore e il rituale, detto ‘Piantê maz’, aveva anche la funzione di augurare un buon raccolto. "L’è vnu maz e l’à purtê la spiga, Dio del ciel, ch’la sia ben garnida" ("È venuto maggio e ha portato la spiga, Dio del ciel, che sia ben granita"). Questo mese è ricco di tradizioni, usanze, credenze e pregiudizi: è considerato il mese dei matti, tanto è vero che in alcune parti non ci si poteva sposare in maggio, con riferimenti probabilmente a credenze di epoca romana legate al ritorno in quei giorni degli spiriti dei defunti. Ma questo mese è caratterizzato anche dall’usanza, forse ancora esistente in campagna, che vuole che la mattina del primo maggio a digiuno vengano messe delle frasche alle finestre e alle porte, perché le formiche non abbiano ad infestare la casa e le colture. Infatti la canta ‘La majè’ (’La maggiolata’) con musica di Martuzzi e parole di Spallicci suona: "Tu la râma la piò bëla, strapa i fiur ch’ì it piis a te, ch’al furmigh ann’à da intrè a magnê int la mi ca" (prendi il ramo, il più bello, strappa i fiori che più ti piacciono, ché le formiche non abbiano ad entrare a mangiare nella mia casa.) E così è il mese dell’esplosione della natura, mese propizio per passeggiate e merende all’aperto, e per i cattolici, mese dedicato alla Vergine con le recite quotidiane del Rosario.

Se ancora oggi viene riproposta la festa in questo mese lo dobbiamo anche ai canterini romagnoli che domenica 15 maggio già dal 1990 organizzano ‘la festa de’ Maz fiurì’ (‘La festa del maggio fiorito’) presso la Ca’ d’Campâgna situata in Via Romea Nord, 259, nel pomeriggio. I canterini del gruppo corale ‘Pratella Martuzzi’ diretti dal maestro Matteo Unich si esibiranno con canti della nostra tradizione romagnola, fra i quali appunto anche ‘Maz’ musicato dal Maestro Guido Bianchi con le parole di Rino Cortesi. Questa festa della Majè ovvero della maggiolata o festa del Calendimaggio o del ramo fiorito, vuole essere un invito per tutti a trascorrere momenti di sana allegria e soprattutto inneggiando alla pace e alla fratellanza di cui tutti abbiamo estremo bisogno dopo un lungo periodo di isolamento, in questi giorni segnati da grande amarezza. Alda Merini ci viene incontro con Rosa di maggio, il cui incipit è: "L’alba si è fatta profumo di rose. Rosa di maggio abbarbicata sul muro vetusto; affresco di vita corrosa dagli schemi del tempo".

Nevio Spadoni