"Quella mattina che intervistai Patti Smith"

Il cervese Massimo Buda racconta il suo colpo giornalistico del 1979. Domenica sera il concerto della cantatutrice americana

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Fu un cervese, Massimo Buda, il primo e unico, giovanissimo, giornalista italiano che intervistò Patti Smith, icona della musica rock internazionale, alla vigilia della sua prima tournée in Italia, ai primi di settembre del 1979: due concerti, a Firenze e a Bologna, eventi eccezionali perché le grandi stelle della musica da anni avevano escluso l’Italia dai concerti per via dei troppi episodi di violenza, dagli espropri al terrorismo. Per una singolare coincidenza, a 43 anni di distanza da quell’incontro, ora è Patti Smith a venire a Cervia dove terrà uno dei concerti della tournée italiana, domenica, e per Massimo Buda, che a Cervia ha poi fatto l’insegnante di italiano e storia per 30 anni all’ Alberghiero e a fine anni Ottanta, sindaco Ciocca, è stato assessore alla cultura, è un gran affiorare di ricordi. "All’epoca lavoravo a Roma alla redazione di ‘Città Futura’, il giornale della Figc, ero appassionato di musica e seguivo gli spettacoli e scrivevo anche per Paese Sera. Con me c’erano Federico Rampini, Maria Chiara Risoldi e altri… Un amico mi telefonò dicendo che Patti Smith, la cui musica adoravo, aveva 33 anni, era a Venezia, al Danieli. Non dissi nulla a nessuno, la sera presi il treno e all’alba arrivai in Laguna. Era il 5 settembre 1979".

E cosa accadde?

"Alle 8.30 mi presentai alla reception e chiesi che contattassero l’artista e me la passassero. Mi dissero che non conoscevano alcuna signora Smith; insistetti, per un attimo temetti che mi buttassero fuori e invece telefonarono e lei acconsentì subito a incontrarmi".

Dove?

"In camera sua. Doveva essersi appena alzata… c’era anche Isabella Rossellini, sua grande amica che poi se ne andò. Mi presentai con il libro di poesie che aveva scritto da poco, ‘Babel’, e mi fece l’autografo, poi cominciammo a parlare".

In inglese ovviamente…

"L’avevo studiato anche all’università, ma non sempre era facile seguirla e allora lei scriveva le risposte… pensi che gentilezza. La conversazione durò una cinquantina di minuti e alla fine le regalai una copia del libro di Enzo Siciliano ‘Vita di Pasolini’, sapevo che lei amava molto Pasolini. Fu entusiasta…"

Era scritto in italiano, però…

"Lei mi disse che il marito della sorella aveva studiato a Firenze e l’avrebbe tradotto. A quel punto lei si tolse la maglietta che indossava e che aveva fatto stampare con la dedica a papa Albino Luciani che tanto l’aveva colpita sia pure nella breve vita da pontefice, e me la regalò".

Quando uscì l’intervista?

"Il giorno dopo, tutta la terza pagina di Paese Sera. Un colpo che di lì a poco mi fruttò anche la richiesta, da parte della Newon Compton, di una raccolta delle migliori liriche della Smith. Feci una scelta e le pubblicammo con la traduzione in italiano. ‘Poesie rock, il titolo".

Pensa di incontrarla a Cervia?

"No, credo proprio di no. Non voglio rovinare quel ricordo. Nello studio ho quella maglietta, l’autografo, tutte le sue canzoni, i libri... mi bastano".

Di Patti Smith alle 18 di domani alla Darsena del sale parleranno Buda, Mauro Felicori, assessore regionale alla cultura e collega giornalista di Buda negli anni 70 e Oderzo Rudini, promotore del celeberrimo Bologna Rock.

Carlo Raggi