"Quell’auto doveva rallentare". Ma il cantiere "Non era segnalato"

Incidente mortale a Piangipane: il consulente del giudice ha ravvisato responsabilità anche nella vittima "Ma un’andatura di poco inferiore avrebbe reso disponibile al guidatore frazioni di secondo per sterzare".

"Quell’auto  doveva rallentare". Ma il cantiere "Non era segnalato"
"Quell’auto doveva rallentare". Ma il cantiere "Non era segnalato"

rDa una parte l’automobilista, la cui condotta era stata "di scarsa cautela" perché, pur consapevole "della presenza di pedoni", non aveva "regolato per tempo la propria andatura". E dall’altra l’uomo travolto mentre a bordo strada coordinava operazioni di potatura e il cui comportamento era stato "del tutto inadeguato" in quanto "avrebbe dovuto segnalare il cantiere a valle".

Così l’ingegner Francesco Rendine, consulente incaricato dal gip Corrado Schiaretti, ha sintetizzato la dinamica dell’incidente che poco dopo le 15 del 16 marzo scorso su via Piangipane, nella omonima frazione, era costato la vita al 57enne Sergio Bagnari il quale, "con atteggiamento da moviere stradale, si trovava in prossimità del margine destro della carreggiata" per allertare "i conducenti circa i lavori di potatura" in corso in un vicino cantiere. A travolgerlo, era stato un 45enne al volante di una Mitsubishi. L’uomo, difeso dall’avvocato Nicola Casadio, era stato trovato positivo all’etilometro (0,8 contro il limite di 0,50) ed era stato arrestato. Il gip aveva poi convalidato l’arresto non disponendo nessuna misura cautelare.

Secondo la consulenza, il 45enne era su un rettilineo nel momento in cui con la parte centrale della sua vettura, aveva investito il 57enne. A causa dell’urto, il pedone era stato sbalzato "di oltre 39 metri". In quella zona c’è "la recinzione di delimitazione dell’area privata sulla quale era in atto un intervento di potatura". In quanto all’asfalto, "pur screziato e fessurato in più punti", era "in accettabile stato di manutenzione". Per i rilievi del caso, era intervenuta la polizia locale.

L’esperto ha collocato "l’impatto circa al centro della corsia di marcia" dell’auto. Nessuno dei testimoni sentiti, compresa la figlia della vittima, aveva visto l’incidente. Ma tutti avevano concordato sul fatto che il defunto indossasse "il giubbino ad alta visibilità" e che si trovasse lì "per controllare o segnalare rami" sulla strada.

Secondo i calcoli dell’ingegnere, la Mitsubishi "procedeva a velocità non troppo lontana dal limite dei 70 orari". Sul 57enne, "si può rilevare che si trovava circa al centro della corsia di marcia" dell’auto anche se non si può escludere che l’uomo, dopo avere notato la vettura "sopraggiungere a velocità relativamente elevata, si sia spostato al centro della strada per meglio evidenziare la presenza del cantiere". E anche se il codice della strada vieta ai pedoni di occupare la carreggiata "salvo casi di necessità", l’automobilista "ha disatteso" le norme "che obbligano a mantenere velocità di sicurezza" in modo tale da "potere reagire in tempo utile a ogni pericolo".

Nel nostro caso, "procedendo a valori moderati - ai 50 orari un veicolo si arresta completamente in tre secondi -, sarebbe stato possibile arrestare la Mitsubishi prima del sinistro". E anche "un’andatura di poco inferiore a quella reale", avrebbe reso disponibile al guidatore "alcune frazioni di secondo per sterzare a sinistra" e "probabilmente evitare l’impatto". Dopo l’udienza di ieri mattina, gli atti sono stati restituiti al pm Monica Gargiulo che dovrà decidere se esercitare o meno l’azione penale.

Andrea Colombari