LUCIA BONATESTA
Cronaca

"Racconto la generazione degli anni Sessanta"

Il 12 giugno Marco Raccagna presenterà il suo ultimo libro a Marina Romea. Con lui ci sarà Carlo Lucarelli: "Scrivere mi ha aiutato a lenire il dolore".

Msrco Raccagna assieme alla figlia Daria, a lei è dedicato il suo ultimo libro,. intitolato ’E adesso?’

Msrco Raccagna assieme alla figlia Daria, a lei è dedicato il suo ultimo libro,. intitolato ’E adesso?’

Negli anni ’90 recitava poesie, pubblicava su riviste, fino al reportage ’Se questa è Mosca’. Poi, lo stop per l’impegno politico, cominciato come consigliere comunale a Imola, fino a diventare assessore alla Pubblica Istruzione e, dal 2014, Segretario della Federazione locale del Partito Democratico. Infine, il ritiro dopo la sconfitta elettorale del 2018. Marco Raccagna è in libreria con ’E adesso?’ (Transeuropa), racconto autobiografico, tra personale e universale, che presenterà giovedì 12 giugno, alle 19.15, al Bagno Mercurio di Marina Romea (prenotazioni 0544.446256). Insieme a lui, l’amico e scrittore Carlo Lucarelli con il suo ’Almeno tu’ (Einaudi).

Raccagna, lei scrive ’Avrei voluto scrivere un libro vero da sempre’. Ce l’ha fatta? "Sì, non solo perché racconto persone e fatti realmente accaduti, ma soprattutto perché ho cercato di far emergere il mio amore viscerale per la vita. Poi, ho cercato di raccontare il sentire di una generazione, quella dei nati negli anni ’60 nella provincia italiana".

C’è un capitolo dedicato alla malattia, quella di sua figlia Daria e sua moglie Rita, portata via a soli 45 anni. Com’è stato riviverlo? "Scrivere mi ha aiutato a definire quel dolore, chiamarlo con il suo nome, dargli dei contorni precisi mentre prima era confuso, annebbiato".

Il luogo che fa da perno al libro è la Romagna. Cos’è per lei? "Il mio legame con la Romagna è totalizzante: mi sento romagnolo in ogni cellula del mio corpo. C’è una capacità che secondo me è tipica dei romagnoli a proposito di dolore, quella di riuscire a guardarlo negli occhi, farlo proprio, tenerlo dentro, ma un attimo dopo rivolgere lo sguardo avanti e fare un sorriso".

Poi, c’è la Russia dei primissimi anni ’90. Che cosa le è rimasto del periodo a Mosca? "Sono partito già innamorato, perché mi ero laureato in Storia dell’Unione Sovietica. Poi, quando sono arrivato, è stata dura. Ero convinto di parlare la lingua ma capivo a malapena qualche parola, per vari mesi la temperatura non superava mai i -10° ed era tutto grigio. Poi, in qualche modo, iniziai a trovarci molto. Dei russi mi colpirono due cose: il loro attaccamento alla cultura trasversale in ogni strato della società e la loro capacità di sopportazione".

Infine il suo impegno politico, iniziato in un momento in cui le persone cominciavano quel progressivo distaccamento dalla politica che vediamo anche oggi. Come si può invertire questa tendenza? "Facendosi un selfie in meno e studiando qualche ora in più. Sono convinto che la politica vera sia una cosa splendida perché riguarda la vita quotidiana e concreta delle donne e degli uomini. Oggi, però, parliamo solo alla pancia delle persone".

E adesso? "Ho in mente altre storie e ho promesso a mia figlia di vivere 127 anni, non sono ancora a metà. Sono in mezzo alle pagine da scrivere".

Lucia Bonatesta