"Racconto la mia vita attraverso i libri"

Daria Bignardi sarà domattina al teatro Rasi per l’anteprima di ScrittuRa festival

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Giornalista, conduttrice televisiva e scrittrice. Così si può riassumere la carriera di Daria Bignardi che domani, alle 11.30, al teatro Rasi di Ravenna, aprirà l’anteprima di ScrittuRa festival presentando ’Libri che mi hanno rovinato la vita e altri amori malinconici’. Bignardi dialogherà con Matteo Cavezzali, direttore del festival. "Le situazioni pericolose, tristi, luttuose mi facevano vibrare come se solo nel dramma la vita si mostrasse davvero: nuda, integra, commovente", spiega Bignardi presentando l’opera. Un sentimenti comune a tutti colore che, anche solo per un istante, hanno conosciuto l’irresistibile forza di attrazione dell’abisso. Bignardi sa metterla a nudo queste sensazioni con sincerità e ironia, rivelando le contraddizioni della sua e della nostra esistenza, in cui tutto può salvarci e dannarci insieme, da nostra madre a un libro letto per caso.

Partendo dalle passioni letterarie che l’hanno formata, con la sua scrittura lieve e profonda allo stesso tempo, Bignardi si confessa in modo intimo – dalle bugie adolescenziali agli amori fatali, fino alle ricorrenti malinconie –, narrando l’avventura temeraria e infaticabile di conoscere sé stessi attraverso le proprie zone d’ombra. E scrive "un inno all’incontro, perché è questo che cerchiamo febbrilmente tra le pagine dei libri: la scoperta che gli altri sono come noi – commenta lo ScrittuRa festival –. Memoir di formazione, breviario di bellezza, spudorato atto di fede verso il potere delle parole, questo libro è un percorso sorprendente e imprevedibile fatto di domande, illuminazioni, segreti, che pungola e lenisce, fa sorridere e commuove. Un viaggio nel quale la vita si manifesta furiosamente grande".

"Dopo aver letto ’Il demone meschino’ di Sologub, a tredici anni – prosegue Bignardi – presi della polvere dal ’Piccolo chimico’, uno dei miei giochi preferiti di bambina, la misi dentro un foglietto di carta velina piegato in quattro e me lo infilai nel portafoglio, per ’giocare alla droga’. Mio padre la trovò e la fece analizzare. Distratto com’era, anziano com’era, a suo modo cercava di tenermi d’occhio. Mia madre era così ansiosa che il solo pensiero che potessi cacciarmi nei guai la devastava, perciò lo rimuoveva. Mi proibiva tutto, che è come non proibire niente. Per lei, e quindi anche per me, non c’era scelta: dovevo essere irreprensibile e prudente – conclude Bignardi –. Diventai l’opposto".