Un grave atto di bullismo ha avuto luogo ieri in piazza Rampi, poco dopo le 13, all’uscita degli studenti dalle scuole.
E’ stato lì che un gruppo di studenti, all’apparenza sedicenni, è stato sorpreso accanirsi contro un coetaneo: mani in faccia, spinte, parole grosse. A intervenire in difesa del ragazzo vittima dell’episodio è stato un docente faentino, insegnante al liceo Torricelli-Ballardini, che casualmente si è trovato a passare di lì in quel momento: il gruppo di violenti, iscritto a quanto pare a un’altra scuola superiore, situata in quella parte del centro storico – prima ha apostrofato il professore a male parole, poi, alla sua minaccia di chiamare le forze dell’ordine, è fuggito a gambe levate.
Il professore a quel punto si è immediatamente rivolto alla Polizia municipale per segnalare quanto accaduto in piazza Rampi: la scuola frequentata dal gruppo di ragazzi dovrebbe essere stata allertata nelle ore successive.
"L’aggredito, un ragazzo di corporatura minuta se confrontato agli altri bulli che lo avevano preso di mira, non ha riportato ferite – racconta il professore – ma era sotto choc, nel panico, tremava".
Anche lui ha però lasciato piazza Rampi poco dopo l’accaduto. Il ragazzo colpito al volto e uno dei compagni di classe sarebbero stati protagonisti di un diverbio cominciato in aula, durante le lezioni, che il giovane bullo ha poi deciso di risolvere con la violenza dopo il suono della campanella, in una piazza non lontana dal loro istituto.
"Alcuni degli altri studenti cercavano di intervenire in difesa di quello che stava avendo la peggio, ma la maggior parte rimaneva a guardare, come se si trattasse di uno spettacolo", racconta ancora il professore.
Piazza Rampi in quell’ora del giorno è infatti piuttosto frequentata: "Ma i passanti che erano presenti non sono intervenuti in nessun modo".
L’aspetto più paradossale della questione è che in molte scuole, proprio ieri, i docenti hanno dedicato una parte delle lezioni alla riflessione sul femminicidio di cui è stata vittima la giovane Giulia Cecchettin – alla quale sarà dedicato oggi alle 11 un minuto di silenzio in tutte le classi delle scuole italiane – e sulla cultura della violenza che permea le fasce più giovani della popolazione.
"Questo è ciò che mi ferisce di più, come professore e come uomo. Viviamo una realtà in cui per tanti ragazzi la violenza è un linguaggio cui è accettabile fare ricorso, anche per risolvere un diverbio di lieve entità quale quello che può avvenire fra i banchi di scuola: un retaggio che viene da lontano, senza dubbio, ma cui danno nuova linfa i modelli propugnati dai social network, nell’indifferenza degli adulti che dovrebbero seguire questi ragazzi nel loro percorso di crescita" dice ancora il docente. I soggetti in questione non sarebbero nuovi ad atteggiamenti di quel tipo: il modus operandi, e in parte anche i volti di alcuni di loro, lasciano pensare che siano gli stessi che si resero protagonisti di almeno un altro episodio simile avvenuto in passato.
Filippo Donati