Ranalli: "La Fiera Biennale va rifondata"

La riflessione del sindaco: "È stata una scommessa da giocare". Checcoli (Confesercenti): "Servono più risorse pubbliche"

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Si apre il dibattito sulla Fiera Biennale. L’edizione 2022, a distanza di quattro anni dall’ultima organizzata nel 2018, sembra essere una copia sbiadita dell’evento che ha sempre riempito di merci e stand i portici del Pavaglione, la piazza interna e gli spazi circostanti. La fiera che ha aperto i battenti sabato scorso, invece, offre meno strutture, alcune mezze vuote e molte meno presenze. E l’argomento è stato oggetto di dibattito in città e anche suisocial.

Ad accorgersene è stato anche il sindaco di Lugo, Davide Ranalli, che in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook parla di "troppe nubi e poca luce" e apre una riflessione.

"Eravamo consapevoli che la fiera fosse una scommessa da giocare con coraggio – scrive - Dopo quattro anni di assenza, una pandemia e una congiuntura economica e sociale come questa non è stato facile dare forma a un evento che era comunque molto atteso". Per Ranalli il futuro dell’evento va ripensato in modo radicale, senza escluderne la chiusura. "Si tratta – continua – di rifondarlo con la consapevolezza che i cambiamenti di questa epoca sono velocissimi i o, addirittura, di chiudere questa esperienza per trasformarla in eventi di discussione e riflessione: un meeting dell’artigianato, dell’industria e dell’agricoltura".

La necessità di restituire alla fiera una nuova dimensione è propria anche di Bruno Checcoli, coinvolto nell’evento non solo come presidente di Confesercenti ma anche come standista. "è La prima volta che partecipo alla biennale con lo stand" – precisa. "Fino ad ora abbiamo avuto giornate buone e meno buone a livello di interazioni. È andata bene domenica, martedì e tutto sommato anche lunedì. Male invece sabato e mercoledì anche per il maltempo. Ma il bilancio complessivo è giusto farlo alla fine. Rispetto alla media comunque mi ritengo moderatamente soddisfatto". Nella veste di Presidente di Confesercenti, le riflessioni sono altre. "Rispetto al passato l’evento è nettamente sottotono – sottolinea –. Gli attori principali che sono le amministrazioni, l’ organizzatore e gli standisti devono decidere in che direzione andare. Se la fiera serve per riempire il centro allora deve essere quasi a costo zero per le aziende. Se invece il ruolo del protagonista va alle le aziende occorre che l’investimento sia proporzionato al ritorno. Per continuare a essere l’appuntamento fieristico principale della Bassa Romagna serviranno sicuramente più risorse pubbliche, molte di più di quelle utilizzate nel 2022, per contenere i costi a carico delle aziende e promuovere una comunicazione efficiente. Logicamente è difficile dire all’organizzatore, che è privato, di abbassare i prezzi. Potrebbe però agire sul livello qualitativo delle aziende. Realtà come Unitec e Unigrà ad esempio – continua - dovevano esserci. Poi è ovvio che non si tratta del loro mercato ma se si tratta della fiera della Bassa Romagna, dove loro hanno sede, bisogna portarle. Dopo la chiusura della biennale sarà organizzato un incontro che servirà ad affrontare il tema. Occorre che tutte le parti– conclude – si diano da fare".

Intanto, nel pomeriggio e sera di oggi, a partire dalle 18, sono attesi nello spazio Agorà 4 appuntamenti organizzati da Confesercenti in cui si parlerà, di sostenibilità commerciale, caffè, cocktail, e vinili (programma completo su www.bassaromagnainfiera.it).

Monia Savioli