Ravenna, addio a Titta: il rock demenziale perde la sua voce

Aveva 51 anni. Nel 2018 annunciò di avere un tumore, poi sembrava essersi ripreso

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Ravenna, 8 luglio 2020 - Titta, il celebre cantante demenziale ravennate, è stato trovato morto ieri, all’età di 51 anni. Una notizia arrivata in tarda serata che ha scosso l’ambiente musicale della città. Nel 2018 aveva choccato tutti su Facebook postando una sua foto in ospedale steso nel letto col pollice alzato , annunciando di avere un tumore. Ne era seguita una lunga battaglia, e sembrava che si fosse ripreso, tanto da essere protagonista dell’attesissimo concerto del suo grande ritorno lo scorso novembre al Bronson, pieno di fan. Perché Titta era popolarissimo . Con il suo gruppo, le Fecce Tricolori , ha suonato per anni e ovunque: Giuseppe ‘Titta’ Tittarelli era un vero animale di palco, con pezzi-inno come ‘Pane e prosciutto’, ‘Sozzo raggae’ o ‘Uomo strip’. Una storia lunga la sua: Titta muove i primi passi nel mondo dello spettacolo, nel 1990 va a Roma per entrare nel mondo del cinema e partecipa come comparsa nel film ‘Persone perbene’ con Massimo Ghini ed Elena Sofia Ricci e diretto da Francesco Laudadio. Nel 1992, tornato stabilmente a Ravenna, fonda “Titta e le Fecce Tricolori” e ben presto il gruppo diventa una cult band con una perfetta miscela di pop-rock demenziale e la sua grande verve irriverente sul palco , che fa impazzire i fan. Nel 2005 il gruppo si scioglie e dal 2007 Titta continua l’avventura musicale come solista. Due anni fa aveva annunciato di essere malato: "Inutile girarci tanto intorno – scriveva su Facebook– : ho un tumore. Ebbene sì, una di quelle cose che capitano sempre agli altri stavolta è capitata a me. Dovrò fare sei mesi di chemioterapia dopo di che se tutto andrà come deve andare, potrò tornare a roteare insieme a voi". Il peggio sembrava passato, l’8 novembre era salito sul palco del Bronson : "Voglio darvi allgeria e spensieratezza", diceva. E lo fece con una nuova canzone dal titolo emblematico, ‘Sono tornato’ . E riascoltarla oggi, fa malissimo.