Ricatto all’amante virtuale Condannato a cinque anni

Un 55enne lughese era a giudizio per estorsione e diffamazione aggravata. Avrebbe chiesto soldi per non diffondere video osé di lei, poi girati alle amiche

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Non si sono mai incontrati – lui lughese e lei abruzzese – e il loro rapporto è sempre rimasto confinato in un contesto di piacere virtuale, fatto di un reciproco scambio di fotografie e filmati a luci rosse. Ma ora a un 55enne romagnolo quell’amante virtuale è costato, oltre al matrimonio, una condanna a cinque anni per estorsione e diffamazione. Questa la sentenza del giudice Cecilia Calandra, dopo due anni di processo, in linea con le richieste della Procura.

L’accusa ha accertato che l’uomo si era fatto inviare da quella donna immagini e filmati che la ritraevano in atteggiamenti intimi, minacciando di renderli pubblici e inducendola così a una serie di versamenti di denaro per un totale di 480 euro. Inoltre ne avrebbe leso la reputazione girando quel materiale ad alcune amiche di lei nonché al marito di lei. Interrogato, il 55enne aveva raccontato di avere conosciuto in rete quella donna sette anni prima, instaurando un’amicizia che col passare dei mesi si faceva sempre più piccante, nonostante entrambi fossero all’epoca sposati. L’uomo conferma i versamenti di denaro ricevuti, attribuendoli a un aiuto che lei volle dargli in un momento di difficoltà finanziaria. Ha spiegato che si sentivano praticamente tutti i giorni, scambiandosi numerosi messaggi tramite whatsapp.

Sentiti in aula, i due coniugi abruzzesi avevano in un certo senso confermato tutto. La donna aveva detto che mandava quei video di fatto a uno sconosciuto "perché mi sentivo trascurata da mio marito". Quest’ultimo, non senza imbarazzo, aveva ammesso: "È vero, sono sempre al lavoro". E un giorno ricevette un messaggio da un profilo messanger a lui sconosciuto, nel quale gli si svelavano le prove del ’tradimento’ della moglie e anche lui fu così destinatario di alcune di quelle immagini hot. "Mia moglie mi ha detto che mandava quel materiale perché costretta".

A partire dal 2016 quei messaggi e quelle chiacchierate confidenziali si sono trasformati in allegati dal contenuto piccante, con la donna che si esibiva in spettacoli di autoerotismo. Lui ha conservato tutti quei filmati, salvandoli su un Dvd. E quando l’uomo, a corto di denaro, restava senza collegamento a internet sul cellulare, sarebbe stata lei a ricaricarglielo in quanto la condizione di non potergli inviare altro materiale "la infastidiva". Il lughese ha conservato tutti quei filmati, salvandoli su un Dvd. La difesa, con l’avvocato Nicola Casadio, puntava all’assoluzione, in particolare per l’estorsione, puntando su due aspetti: anzitutto che quei video li aveva girati al marito su sua richiesta, in secondo luogo che la donna reggeva il gioco. E anche dopo le prime dazioni di denaro – per l’accusa un’arma di ricatto –, sarebbe stata lei a cercare un contatto, continuando a inviargli commenti e immagini dal contenuto equivoco, persino ricette di cucina.