Ravenna, ricatto hot al prete. Muratore finisce nei guai

Notificato avviso di conclusione indagine, la vicenda potrebbe finire con un rinvio a giudizio per tentata es torsione

Sacerdoti in una foto d’archivio

Sacerdoti in una foto d’archivio

Ravenna, 27 giugno 2020 - In questa storia ci sono presunte caramelline con potere stupefacente. Un muratore originario del Mezzogiorno con sedicenti capacità di massaggio. Un parroco ravennate con necessità di massaggi per via dei suoi acciacchi. E un possibile ricatto hot imbastito sulla minacciata divulgazione di video e messaggi dal contenuto compromettente. La conclusione (parziale) della vicenda davanti alla magistratura, è presto rivelata: la denuncia del primo per violenza sessuale aggravata dalla somministrazione surrettizia di droghe, è stata archiviata. Mentre quella del don per tentata estorsione, è già transitata per un avviso di conclusione indagine e sta di conseguenza veleggiando verso la richiesta di rinvio a giudizio. Il prete in questione, avrà cioè diritto di costituirsi parte civile nell’eventuale processo.

I due protagonisti della vicenda, sentiti a suo tempo entrambi come indagati nell’ambito dell’inchiesta della polizia coordinata dal pm Daniele Barberini, avevano in buona sostanza fornito racconti analoghi nel contorno ma divergenti nel nucleo: ovvero quelle prestazioni sessuali ottenute, secondo il muratore, grazie a caramelline imbottite di droga. Sì: a suo avviso il sacerdote, alcuni minuti prima di quei massaggi in canonica, gli offriva i bon bon narcotizzanti per riuscire quindi a farsi massaggiare i genitali.

Per il muratore, poi difeso dall’avvocato Maurizio D’Andrea, i massaggi erano iniziati a maggio 2018: e in principio si trattava di operazioni sporadiche che però via via si erano intensificate fino a diventare quasi quotidiane. All’inizio, sempre secondo il suo racconto, i massaggi si erano concentrati alle gambe: poi però il don si era fatto trovare senza abiti sul lettino e la cosa aveva preso un’altra piega. Almeno fino all’ultimo appuntamento, quello del novembre 2018. Diversa la ricostruzione offerta dal prete: quel muratore, conosciuto nell’ambito di opere caritatevoli, si era offerto per massaggi in un momento in cui il fisioterapista di fiducia si era dovuto improvvisamente assentare.

Negati i rapporti sessuali: il parroco ha descritto al massimo contatti, anche se talvolta sulle parti intime, legati al massaggio in questione e all’atteggiamento del muratore. E il fatto che si fosse tolto l’abito talare – e non solo –, era in fondo normale per uno che si apprestasse a farsi massaggiare. Di fatto la prima segnalazione agli investigatori, l’aveva fatta proprio lui: perché a un certo punto al termine dell’ultimo incontro, aveva avuto la sensazione che l’altro lo avesse filmato con il cellulare. A inizio 2019 anche l’altro si era rivolto alla magistratura per raccontare di rapporti sessuali a suo dire forse carpiti con l’inganno. Come di prassi accade in questi casi, la squadra Mobile, su delega della procura, aveva setacciato i cellulari di entrambi. E, almeno dalle carte messe a disposizione delle parti, del video non c’è nessuna traccia: figurano invece fitte chat tra il muratore e il don su quanto accaduto o meno in quei massaggi in canonica.