Ricordando Zalet, ‘e sendich di puret’

Cinquant’anni fa, il 24 luglio 1972, all’ospedale di Ravenna moriva Gino Gatta, conosciuto con il soprannome di Zalet, il cui nome è entrato di diritto nella storia della città perché è stato il primo sindaco eletto dopo la Liberazione. Zalet fa rima con ‘puret’ e Gatta durante la campagna elettorale della primavera del 1946 scelse come slogan ‘Vota Zalet, e sendich di puret’.

Non ho le competenze per giudicare il suo operato politico ma con queste poche righe vorrei sottolineare alcuni particolari che mi hanno molto colpito. Negli anni Settanta usciva il settimanale ‘Il Romagnolo’, un foglio curato da un gruppo di cattolici volenterosi e battaglieri che non era sicuramente sulla stessa lunghezza d’onda del Partito di Gatta, il vecchio Pci, ma proprio su quel settimanale fu ricordata con stima e amicizia la figura dell’ex sindaco. Il pezzetto, siglato ‘ghi’ (Camillo Ghirardini), metteva in risalto le doti umane di Gatta che seppe ‘destreggiarsi con astuzia fra i marosi che la minoranza democristiana suscitava a getto continuo’. Zalet, inoltre, è definito un sindaco alla buona ‘che sopportò malvolentieri il peso della fascia tricolore’, che riceveva senza bisogno di appuntamenti e che dava sempre la precedenza al rapporto umano, qualunque fosse il colore politico dell’interlocutore. E Ghirardini cita l’amicizia con don Mesini che in Zalet trovò sempre comprensione ed appoggio soprattutto per quanto concerneva il culto di Dante tant’è che favorì la prima lettura integrale della commedia dello stesso Mesini.

Ma c’è un altro aspetto che mi piace sottolineare. Dopo la morte di Santi Muratori si pensò per la Biblioteca Classense a un successore degno del suo nome e dal momento che il concorso bandito dal Comune non aveva dato risultati si decise, per evitare ulteriori ritardi, di proporre la nomina ‘per chiamata’ e in questa occasione Zalet accettò il suggerimento del professor Michele Vincieri di affidare l’incarico a Manara Valgimigli. La cosa fu discussa insieme a un gruppo di ‘colti cittadini’ quindi con il consenso della Giunta lo stesso Zalet, con Vincieri e il vice direttore Fausto Saporetti, si recò nel soggiorno estivo di Castelrotto per incontrare Valgimigli e proporgli l’offerta.

Zalet, che era nato a Campiano nel 1909, si ritirò definitivamente dalla politica nel 1956 probabilmente a seguito dei ‘fatti d’Ungheria’ e, come è stato scritto, finì i suoi giorni ’in un fiero isolamento’ a Classe.

Franco Gàbici