Ravenna, la trasferta dei rifiuti. L'immondizia di Forlì gettata oltre confine

Una mattinata con i netturbini nei paesi del forese: "Li portano la notte"

Ravenna, la trasferta dei rifiuti, l'immondizia di Forlì gettata oltre confine

Ravenna, la trasferta dei rifiuti, l'immondizia di Forlì gettata oltre confine

Ravenna, 29 marzo 2019 - Il netturbino è partito da Ravenna alle 6.30, ma non ha fatto soste in città, né tantomeno nei paesi di passaggio nel forese. Arriva col furgoncino ancora vuoto al confine provinciale, ai bidoni dei rifiuti di Coccolia a pochi metri dal cartello che segna l’inizio della provincia di Forlì-Cesena e la fine di quella di Ravenna. Ad aspettarlo, accanto a un bidone dell’indifferenziata e a uno dell’organico, ci sono parecchi sacchetti e rifiuti gettati a terra. Li conta a uno a uno: sono 38.

«Sono partito vuoto apposta, perché sapevo che qua avrei trovato una montagna di rifiuti ad aspettarmi» dice Federico De Maglie, netturbino. Ieri mattina il suo compito era la raccolta dell’‘extra’: tradotto di tutto ciò che è stato gettato fuori dal cassonetto, ma che al contempo non è ingombrante. Con lui c’è anche una collega che lo assiste col proprio furgoncino solo per questa tappa specifica, prima di prendere la propria strada: da diverse settimane infatti questo punto specifico della Ravegnana, a un passo dal comune di Forlì, è il più gettonato da chi vuole sbarazzarsi dell’indifferenziata evadendo la tariffa puntuale introdotta da Alea ambiente dal 1 gennaio. De Maglie tira fuori la scopa e inizia a spazzare via tutto quello che è stato gettato alle spalle del cassonetto: confezioni di cibo, bombolette spray, scatole di vario tipo. Lascia solo delle batterie, ma con un’app segnala la loro presenza ai colleghi: dovranno essere raccolte da un mezzo speciale.

«Questo è il punto più critico – dice –. Non importa quanto spesso passiamo: se torniamo domani mattina la situazione è la stessa». Il riferimento alla mattina non è casuale: «Abbiamo notato che è il momento in cui si trovano più rifiuti perché qui tanti vengono durante la notte». Una frase che ripetono in tanti anche in paese dopo aver visto auto targate ‘fc’ ferme a scaricare sacchi. La situazione è migliore – si fa per dire – in via Taverna, strada di passaggio ma meno conosciuta per chi non è del posto. Qui c’è un’isola ecologica completa di tutti i tipi di cassonetti, ma sono pieni e c’è chi ha lasciato i rifiuti a terra. Naturalmente anche qui non mancano i furbetti che abbandonano gli ingombranti: e così accanto ai bidoni c’è addirittura un divano, che il netturbino segnala per il trasporto speciale. Per terra invece non mancano scatole, sacchetti, bottiglie e addirittura una borsa a brandelli appoggiata sui rovi. De Maglie raccoglie tutto e spazza i cocci di vetro per terra.

Ultima tappa del nostro viaggio è Ghibullo, dove la situazione si presenta però molto migliore: nessun sacco esterno, solo dei copertoni abbandonati dietro ai rifiuti e segnalati e una sedia da ufficio che De Maglie riesce a caricare nel suo furgoncino. Qui sull’argine del fiume campeggiano ben due cartelli di Hera dello stesso tenore: «Divieto di scarico di materiali, macerie, rifiuti o altro». Un altro vizio duro a morire.