Ravenna, caos rifiuti. In quattro a processo

Per interruzione di pubblico servizio. Sono tutti dipendenti di ‘Ambiente 2.0’

Ravenna, in quattro a processo per i rifiuti

Ravenna, in quattro a processo per i rifiuti

Ravenna, 15 marzo 2019 - Sembra una vita fa e invece quello che era stata battezzato dalla stampa come ‘caos rifiuti’, risale alla primavera del 2016. A distanza di tre anni, la vicenda dalle strade cittadine è passata alle aule di giustizia. Ieri mattina è infatti partito il processo che vede quattro persone imputate per interruzione di pubblico servizio in concorso. Si tratta di un 48enne, tirato in ballo in qualità di amministratore delegato del consorzio milanese ‘Ambiente 2.0’ che si era aggiudicato la gara indetta da Hera. E di tre responsabili di settore: un 38enne, un 33enne e un 55enne. Secondo quanto delineato dalla procura, anche se con differenti ruoli, sarebbero stati consapevoli sin dall’inizio di non avere né mezzi né uomini a sufficienza per fare fronte all’appalto sulla gestione dei rifiuti.

I quattro, difesi dagli avvocati Gian Piero Chieppa e Giuliana Basso, a suo tempo, una volta convocati in procura per essere interrogati, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Ma evidentemente respingono in maniera netta tutti gli addebiti mossi tanto da avere scelto di difendersi in dibattimento. Davanti al giudice Cecilia Calandra, ieri tra i testi ha preso la parola un dirigente Hera, ora in pensione, descrivendo tra le altre cose, tutta la concatenazione di eventi che in poche settimane portò fino alla risoluzione del contratto.

Quindi ha preso la parola un ispettore dell’ufficio Antidegrado della polizia locale restituendo la fotografia di sopralluoghi praticamente quotidiani un una città segnata fine nelle sue periferie da cumuli di immondizia in attesa di essere raccolti. In un caso poi erano dovuti intervenire anche i vigili del Fuoco a causa di un incendio divampato vicino ad alcuni cassonetti. Finché a un certo punto la questione, ormai diventata centrale nel dibattito cittadino, era passata nelle mani dei carabinieri del nucleo Investigativo. E le conseguenti indagini, coordinate dal procuratore capo Alessandro Mancini, avevano abbracciato l’arco temporale compreso tra il 16 aprile di quello stesso anno – giorno in cui ‘Ambiente 2.0’ era subentrata al vecchio gestore, il consorzio della cooperativa ravennate Ciclat – al 13 maggio successivo, data nella quale era intervenuta una risoluzione consensuale del contratto a margine di settimane di passione per la raccolta rifiuti.

Tutto era stato documentato dai militari che in quei giorni si erano sparpagliati sul territorio con macchine fotografiche alla mano. Altre immagini erano state acquisite dai quotidiani. Allo stesso tempo erano state sentite a verbale una cinquantina di persone tra cui molti neo-assunti. E l’indagine era poi stata chiusa nel modo che ora conosciamo. La prossima udienza è stata fissata per inizio giugno.