MARIO TOSATTI
Cronaca

Rigassificatore a Ravenna, la protesta di Greenpeace: nell’Adriatico con striscioni e slogan

L’azione degli attivisti:“Investire ancora sul gas fossile significa bruciare il nostro futuro”

Rigassificatore a Ravenna, la protesta di Greenpeace: nell’Adriatico con striscioni e slogan

Ravenna, 24 giugno 2025 – Una doppia contestazione contro il rigassificatore. Greenpeace Italia, in spedizione nel Mediterraneo con la nave Arctic Sunrise, è entrata in azione al largo di Ravenna per chiedere al governo italiano di fermare gli investimenti sul gas fossile, fra le cause principali del riscaldamento globale.

gli attivisti nel mare Adriatico durante la protesta
Gli attivisti nel mare Adriatico durante la protesta

Attivisti e attiviste di Greenpeace, a bordo della nave Arctic Sunrise, hanno raggiunto con dei gommoni il nuovo terminale Fsru di Ravenna e hanno appeso alla nave rigassificatrice Bw Singapore un grande striscione con il messaggio ‘Burn, baby, burn’ (brucia, bellezza, brucia), che fa il verso al mantra del presidente Trump ‘Drill, baby, drill’ (trivella, bellezza, trivella).

La scritta è affiancata da un’immagine del pianeta in fiamme e dai volti della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Contemporaneamente, un altro gruppo di attivisti in kayak ha protestato di fronte alla nave rigassificatrice con il noto meme raffigurante un cartello stradale con le due scelte che i leader europei possono fare in campo energetico: andare verso l'inferno climatico alimentato dal gas o garantire un futuro senza fonti fossili basato sulla transizione energetica.

gli attivisti nel mare Adriatico durante la protesta
Gli attivisti nel mare Adriatico durante la protesta

La posizione di Greenpeace

Federico Spadini, campaigner clima di Greenpeace Italia ha voluto ribadire: “Nonostante le temperature record e gli eventi meteo estremi sempre più frequenti anche in Italia, il governo Meloni continua a puntare sul gas fossile e a sabotare la transizione energetica che permetterebbe di salvarci dall’inferno climatico. Dopo essere stata dipendente per anni dal gas russo di Putin, ora l’alleanza con gli Stati Uniti mette il nostro futuro energetico nelle mani di Trump, intrappolando il nostro Paese in una pericolosa dipendenza dal gas che alimenta la crisi climatica, trasforma il pianeta in un forno e fa lievitare le bollette energetiche, come successo negli ultimi inverni”.

gli attivisti nel mare Adriatico durante la protesta
Gli attivisti nel mare Adriatico durante la protesta

La richiesta di bloccare nuove infrastrutture

L’azione di Greenpeace prende di mira il recente impegno dell'Italia ad aumentare le importazioni di GNL (gas naturale liquefatto) dagli Stati Uniti. L’Italia è il quarto Paese importatore di GNL in Europa, con Qatar e USA come principali fornitori. Nonostante la domanda italiana di gas sia scesa del 19% fra 2021 e il 2024, e l’import nazionale di GNL sia diminuito del 12% lo scorso anno. L’infrastruttura di Ravenna è stata inaugurata solo poche settimane fa e ha ricevuto il primo carico commerciale di GNL lo scorso 11 giugno, proprio dagli Stati Uniti, mentre il secondo carico statunitense è previsto per domani. “Per evitare il caos climatico e liberarci dal ricatto politico-scrivono gli attivisti in una nota-dei Paesi produttori di gas come gli Stati Uniti di Trump, Greenpeace chiede al governo Italiano e ai governi dell’Unione Europea di impegnarsi urgentemente per bloccare gli investimenti e la costruzione di nuove infrastrutture fossili, abbandonare il gas entro il 2035 e investire sulle fonti rinnovabili come sole e vento, di cui l’Italia è ben fornita”.

Il tour europeo per dire no al fossile

La nave Arctic Sunrise di Greenpeace è impegnata nel tour europeo “Stop fossil gas” attraverso il Mediterraneo, con l’obiettivo di accendere un dibattito pubblico sul sistema energetico europeo, mettere in discussione la nostra dipendenza dal gas fossile e promuovere una giusta ed equa transizione. Lo scorso fine settimana la Arctic Sunrise è stata ancorata a Venezia, dove circa 650 persone hanno potuto visitare la nave e unirsi a Greenpeace. Ieri, sempre a Venezia, Greenpeace ha protestato contro l’annunciato matrimonio di Jeff Bezos nella città lagunare, emblema di un modello economico socialmente iniquo ed ecologicamente insostenibile che rischia di condurci verso il collasso.