Risollevarsi non sarà facile E serviranno risorse

di Paolo Casadio

Mano a mano che passano i giorni, l’enormità della tragedia che ha colpito la nostra terra appare in tutta la sua evidenza. Una distruzione senza precedenti, con ripercussioni che ci porteremo dietro per parecchio tempo anche se, e lo voglio esprimere come convincimento, daremo il meglio possibile in una ricostruzione dove, facendo tesoro dell’accaduto, metteremo in campo tutte le strategie note e sperimentate per evitarne il ripetersi: perché le probabilità che si ripeta sono certe e rappresentano solo una delle tante conseguenze dei cambiamenti climatici in atto, e non solo in Italia.

Risollevarsi sarà un percorso immane, ricominciare da capo richiederà risorse smisurate. Molti volontari, giunti anche da altre regioni, stanno dando una mano in queste ore, al nostro fianco, e mai un grazie sarà sufficiente a ricompensarli. Abbiamo bisogno di mezzi, di energie, di capacità di stringere i denti e avanti. Tutto quel che serve per aggiungere una marcia in più è benvenuto, e a questo proposito non condivido alcune riflessioni, spigolate in giro, sulla retorica dei presunti pregi dei romagnoli, a volte scadenti nel macchiettismo. In determinate circostanze la retorica può aiutare la coesione, spronare il desiderio di mettersi insieme per affrontare le difficoltà. Non sto parlando di “granitica fede di masse esultanti”, oppure di “ardore guerriero e operoso”, o anche “plebiscitari consensi” come s’usava ottant’anni fa. Non esiste un modo romagnolo per spalare il fango, ma poi da un balcone Rosy Velasco inizia a cantare “Romagna mia” e tutti si uniscono, e a qualcuno (anche a me) scappa pure la lacrima. Non esiste un modo romagnolo per disfarsi dei beni irrecuperabili d’una casa divenuta palude, ma poi ci si ritrova in piazza a fare l’aperifango e ballare, sempre sulle note della celebre canzone di Casadei. Circola il video di un volontario che entra in un bar inondato e chiede al barista: “Ma questo locale è sempre stato così umido?” e poi si raccomanda di non aggiungere acqua all’aperitivo.

Circolano i video di quel folletto inarrestabile che è Paolo Cevoli, in giro per i quartieri devastati, ed è una gag dopo l’altra: quest’anno venite qui a fare i fanghi, mo in cantina ci tieni l’acqua, e così via. E impetto alla tragedia si sorride, si scambiano battute, ci si fa forza a vicenda, ci si sente apparentati, e qualcuno porta pure piada e sangiovese contro il dolore.