Risparmi in fumo, assolti marito e moglie Erano accusati di estorsione al broker

Secondo il collegio penale il fatto non sussiste. La difesa: "Grande soddisfazione"

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Sono stati assolti perché il fatto non sussiste i coniugi lughesi, difesi dagli avvocati Marco Sciascio e Alessandro Martinuzzi del Foro di Bologna, a processo per estorsione in concorso ai danni del family banker, un 46enne anche lui lughese, che si era costituito parte civile con la moglie (che lamentava danni morali) attraverso la tutela dell’avvocato Alberto Sirani del Foro di Milano. Per la sentenza del collegio penale – giudici Guidomei, Chibelli, Finzi –, arrivata a quasi due anni dalla prima udienza, gli avvocati Sciascio e Martinuzzi esprimono grande soddisfazione perché, come dicono, "abbiamo sempre reputato l’accusa completamente destituita da ogni fondamento. È stata dunque restituita la giusta verità ai fatti occorsi".

I coniugi lughesi avevano affidato i loro risparmi a un broker ma, anziché fruttare, quei circa 70mila euro sono andati in fumo. E per ottenerne la restituzione secondo l’accusa, con la Procura che aveva chiesto quattro anni di reclusione, avevano usato la forza, prima costringendo con minacce e ricatti il promotore finanziario a sottoscrivere scritture private in cui si impegnava al rimborso di 48mila e 22mila euro, quindi a consegnare loro una somma di 39mila euro. Per la Procura gli imputati lo avevano accusato infondatamente, in qualità di promotore finanziario che curava gli interessi della coppia, di avere subito perdite di denaro causate dalla sua negligenza. Per poi successivamente, a fronte delle sue iniziali resistenze, minacciarlo in numerose occasioni, dicendogli che se non rimborsava le loro perdite "gli avrebbero fatto del male" e "lo avrebbero sputtanato con gli altri suoi clienti", "lo avrebbero rovinato" e "accusato di incompetenza davanti ai suoi superiori", costringendolo così a sottoscrivere il riconoscimento del debito. E sempre secondo l’accusa con minacce di questo tenorelo avevano costretto a farsene riconoscere una parte, 31.500 euro con assegno e 7.500 in contanti.

Ieri è arrivata la sentenza del collegio penale, presieduto dal giudice Antonella Guidomei, che ha assolto marito e moglie lughesi perché il fatto non sussiste.