Rissa fra ultrà, lavori utili per salvare la fedina

Per i tafferugli fuori dallo stadio prima di Ravenna-Triestina del 2020, 17 imputati hanno scelto la messa alla prova e 14 il processo

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Se l’erano date di santa ragione, il 23 febbraio 2020, prima della partita di serie C Ravenna-Triestina, fuori dallo stadio Benelli. Ieri il procedimento che vede alla sbarra 31 imputati, 16 ultras della tifoseria giallorossa e 15 di quella giuliana, ha preso due strade diverse. Sono in tutto 17 (9 di Trieste, 8 del Ravenna) gli ultras che hanno chiesto al giudice Antonella Guidomei la messa alla prova, modalità alternativa di definizione del processo attraverso attività di riparazione sociale (lavori utili, volontariato). I restanti 14 hanno invece optato per il rito abbreviato: si tratta di quelli per i quali si contestano le modalità di riconoscimento attraverso la comparazione dei video delle forze dell’ordine e delle immagini delle telecamere all’ingresso dello stadio. In questo caso le difese – avvocato Filippo Bianchini per gli ultras del Ravenna, avvocato Giovanni Adami per quelli alabardati – sosterranno che i tifosi non sono riconoscibili dalle immagini in quanto non limpide e che sentenze di Cassazione non reputano sufficiente una identificazione attraverso gli abiti.

Per quanto riguarda la tifoseria ravennate, le condotte illecite erano state filmate dagli agenti della Digos, arrivando all’identificazione sia per conoscenza diretta che attraverso l’estrapolazione dei fotogrammi. Gli scontri prima della partita Ravenna-Triestina si erano verificati quando, attorno alle 13.45, un gruppo di tifosi della squadra ospite, arrivato a bordo di almeno tre vetture, aveva imboccato le strade retrostanti allo stadio comunale Benelli venendo a contatto con un gruppo di tifosi ravennati nei pressi del bar Caffè Ravenna, all’angolo tra le vie Montanari e Monte Nero, dove sono soliti radunarsi i romagnoli. A caldo l’arrivo di una quindicina di ultras della Triestina a ridosso del bar era stato indicato quale banale errore di percorso. Poi da successive indagini della Digos era emerso che quell’azione era stata preordinata e anticipatamente costruita dai giuliani, molti dei quali tra l’altro sprovvisti del biglietto di ingresso allo stadio per assistere alla partita.

Pare che all’origine dei tafferugli ci fosse stato un episodio avvenuto durante la partita di andata. I tifosi ospiti davanti al bar, brandendo aste di bandiere, cinture con fibbie e con lancio di bottiglie avevano sfidato gli ultras ravennati, che poi si radunarono velocemente giungendo quindi allo scontro con calci, pugni, sprangate e lancio di oggetti.

A stretto giro vi era poi stato un secondo round, a circa una ventina di metri dal primo, in via Monte Nero all’altezza dei civici 5658, quindi l’avanzata da parte degli ultras del Ravenna aveva prodotto la conseguente ritirata dei tifosi giuliani.

Episodi analoghi – imboscata da parte della tifoseria ospite, pronta reazione degli ultras di casa – si erano verificati il 7 novembre scorso in occasione della partita Ravenna-Prato, campionato di serie D. Per quei fatti la polizia ha indagato 37 tifosi ed emesso altrettanti Daspo, equamente distribuiti tra le due fazioni.

l. p.