Rosa Calderoni, lettera del figlio "Avevo diritto a delle risposte Andati persi pezzi di verità"

L’amarezza di Viviano Alci a 9 anni dalla perdita: "Prima dell’intervento della Procura smarriti, anche se in buona fede, elementi irrecuperabili. Così ora piango mia madre e non saprò il perché" .

Rosa Calderoni, lettera del figlio  "Avevo diritto a delle risposte  Andati persi pezzi di verità"

Rosa Calderoni, lettera del figlio "Avevo diritto a delle risposte Andati persi pezzi di verità"

di Viviano Alci *

Dall’8 aprile 2014 mia madre Rosa Calderoni è come insepolta per noi figli, che ancora ci troviamo senza la risposta cui avremmo diritto sul perché e per che cosa è morta in modo così inaspettato, e viviamo male questa angoscia che non ci lascia mai. Sono passati 9 anni, sono passati 7 processi da quando i Carabinieri mi chiamarono per consegnarmi un foglio con degli articoli di legge, senza spiegarmi cosa significassero ma invitandomi a rivolgermi a un avvocato. Il bilancio amaro, dopo questi nove anni, me lo ripeto tutte le volte che vado a piangere sulla tomba di mia madre: mamma, quanto vorrei venire qui senza nient’altro che il ricordo delle tue ultime serene parole "quando vengo a casa vi faccio i cappelletti" e senza nient’altro che la dolorosa rassegnazione alla vita che passa e alla morte che ne è solo l’ultima parte naturale. Non è stato così. Mi sento vittima di qualcosa più grande di me, e ti sento vittima di quello stesso qualcosa: la mancanza di una parola vera sul se mi sei mancata come prima o poi ogni madre manca al proprio figlio, o sul se mi sei stata tolta, come non dovrebbe succedere mai.

Mi sento vittima e ti sento vittima di una scienza prima presa per certa e poi rinculata in un sapere impotente. Mi sento vittima e ti sento vittima di una gestione (cui posso riconoscere solo la buona fede) che, prima dell’intervento della Procura, aveva lasciato che si perdessero pezzi di verità poi irrecuperabili. Mi sento e ti sento vittima di certi pregiudizi di chi non conosce i fatti e parla di un processo nato su mia denuncia (e da me ’perso’) che doveva farmi ’ricco’. Io che questo processo l’ho subìto, senza denunciare nessuno, senza mai frequentare i media o sollecitarli. E tutto questo nonostante una sentenza dica che "il fatto non sussiste": che tu ed io, mamma, non siamo vittime. Ecco, è ben strana una verità ufficiale per cui vittime non ci sono, che produce invece tante ragioni tutte insieme per essere e sentirsi tali. Tornerò ancora, l’8 aprile, sulla tomba di mia madre, e le dirò: "Scusa mamma, per non aver cercato di far capire a tutti quelli che vorranno farlo quello che ci siamo detti qui, durante questi anni".

* Figlio di Rosa Calderoni