Russi, furto alla Fira: in cinque a processo

Nel 2019 dallo stand dell’associazione ’Amici di padre Giorgio’ furono rubati 19mila euro di incassi. Gli imputati vennero fotografati

Russi, furto alla Fira: in cinque a processo

Russi, furto alla Fira: in cinque a processo

Sono accusati di aver rubato, durante la Fira dei Sett Dulur di Russi, edizione 2019, denaro raccolto per una nobile causa, frutto delle fatiche di settimane di volontariato. In tutto 19mila euro, l’incasso dello stand dell’associazione ’Amici di padre Giorgio Nonni’, che in omaggio al missionario scomparso nel 2015 continua a raccogliere fondi da destinare a una piccola comunità sulle Ande peruviane. Per quel furto aggravato in concorso, commesso il 14 settembre 2019, sono a processo cinque persone, tre uomini e due donne, tutte originarie di Piove di Sacco (Padova): Desy Steppic, 40 anni; Omar Steppic, 34 anni; Marilena Steppic, 30 anni; Rochi Lovacovich, 35 anni; Samuel Caldaras, 35 anni. In aula, davanti al giudice Natalia Finzi, gli imputati ieri erano difesi dall’avvocato Sonia Lama. L’associazione ’Amici di padre Giorgio’ è parte civile con la tutela dell’avvocato Luca De Tollis. Rispondendo alle domande del viceprocuratore Simona Bandini, sono stati sentiti cinque testimoni, che hanno ricostruito i fatti di quella serata. I soldi rubati erano contenuti in 7 marsupi, utilizzati dai camerieri dello stand quali casse mobili e che a fine servizio erano stati riposti all’interno di uno scatolone situato sotto un tavolo appoggiato alla parete esterna del gazebo. In particolare, mentre alcuni di loro controllavano di non essere scoperti, uno, strisciando sotto il tendone, si sarebbe introdotto nel retro del gazebo, prelevando il contante contenuto nei marsupi.

La scena non era sfuggita a una mamma che, assieme al compagno e al figlio che giocava sull’altalena del parchetto attiguo, aveva notato quello strano assembramento di persone: "In tre coprivano un uomo, sdraiato supino sul pavimento che entra sotto lo stand, separato dal tendone. Mio figlio, sull’altalena, li sfiorava con i piedi, eppure loro non battevano ciglio. Questo mi parve anomalo".

Sono inoltre stati sentiti alcuni camerieri, uno di questi aveva fotografato i tavoli. Nello scatto si riconoscono i volti dei sospettati, identificati della Polizia locale, che quella sera non passarono inosservati in ragione del loro atteggiamento. Alcuni di loro cenarono due volte. Una delle donne, inoltre, si sarebbe lamentata della qualità delle patatine fritte. "Ricordo che cambiavano continuamente idea sulle ordinazioni – ha detto un volontario – , erano in cinque e alla fine spesero qualcosa come 50 euro a testa, una cifra elevata rispetto alla media delle consumazioni nel nostro stand. Parlavano italiano, ma con un’inflessione dell’Est Europa". L’efficacia del riconoscimento fotografico farà la differenza nella sentenza, prevista a luglio.