"Santa Chiara, giardino al Comune"

La presidente di Italia Nostra Faenza, Marcella Vitali: "Bisogna rendere il complesso patrimonio dei cittadini"

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Raramente accade che una grande area verde nel cuore di un centro storico italiano, sconosciuta alla quasi totalità della popolazione, si trovi all’improvviso a poter diventare patrimonio della città. Eppure è esattamente quello che potrebbe succedere a Faenza, dove sono ormai diverse le voci a chiedere che il giardino dell’ex monastero di Santa Chiara, compreso fra via Croce e via Sant’Ippolito, diventi parte del tessuto vitale della città, dopo essere stato per un secolo e mezzo compreso in un convento di clausura. Con la decisione della Soprintendenza di vincolare quale bene culturale l’intero complesso monastico, il giardino ha ottenuto la garanzia che rimarrà quel che è ora: "Un’area verde in cui convivono gli aspetti paesaggistici con le caratteristiche dell’hortus conclusos della tradizione italiana", come evidenziarono gli esperti che un anno fa riuscirono a organizzare una visita guidata in quello che fu definito un "giardino delle meraviglie", dove il protendersi verso il cielo di cedri e cipressi respira accanto all’ordinata regolarità di olivi, vigneti, orti e frutteti, eredità di una tradizione che data indietro di almeno quattro secoli – già nella mappa Rondinini del 1630 la zona figurava infatti come area verde. Un dono anche della grande abbondanza d’acque di questa parte di città, dove un tempo, oltre al Lamone, scorrevano pure dei canali.

Al momento a prendersi cura del giardino è lo stesso personale che lavorava qui quando ancora vi risiedevano le clarisse, da tre anni trasferitesi a Monte Paolo: la donazione del giardino dall’ordine francescano alla diocesi di Faenza e Modigliana ancora deve essere ultimata. "Una volta che quell’aspetto sarà definito – commenta la presidente di Italia Nostra, Marcella Vitali –, credo sia responsabilità degli enti pubblici intervenire per rendere il complesso, almeno per quanto riguarda il giardino, parte del patrimonio della cittadinanza. Parliamo infatti di una realtà unica nel suo genere: dopo la scomparsa del giardino del convento di Santa Caterina, questa è la più grande area verde del centro storico". Un vero e proprio giardino botanico della tradizione italiana, come non ne esistono nelle altre città romagnole, ma solo nelle vicine Bologna e Ferrara. Difficile capire – fondamentalmente anche per la sostanziale assenza di precedenti analoghi – quanto potrebbe venire a costare alle casse del Comune l’acquisto quanto meno del giardino. Si tratta infatti di una porzione enorme del centro storico, la quale però, in virtù della decisione della Soprintendenza, è vincolata alla sua attuale natura di area verde. Filippo Donati