Santa Teresa Ravenna, l'ex medico dei preti in tribunale. "I testamenti capitolo nero"

Pio Suprani racconta in aula del ricovero di don Edoardo Brioschi. "Ospiti caldamente invitati a cedere tutti i loro beni"

Don Edoardo Brioschi, morto nel 2016 a 91 anni

Don Edoardo Brioschi, morto nel 2016 a 91 anni

Ravenna, 20 febbraio 2019 - «I testamenti? Qui finiamo per aprire un capitolo nero dentro Santa Teresa...». Poi, più nello specifico: «Per ciò che mi risulta gli ospiti che accedono all’Opera vengono caldamente invitati a cedere tutti i loro beni a favore della struttura medesima». Ma ce n’era uno, don Edoardo Brioschi, che «voleva scappare» e si ritrovò con l’amministratore di sostegno. Concetti scanditi ieri da Pio Suprani, 65enne medico di base e per anni ‘dottore dei preti’ di Santa Teresa.

Frasi sullo sfondo di un processo che vede alla sbarra per circonvenzione di incapace un 70enne di San Bartolo cui l’ex parroco della frazione, don Brioschi appunto, poco prima di morire nel 2016 all’età di 91 anni, aveva donato 400mila euro in segno di gratitudine verso il padre che lo aveva aiutato a gestire chiesa e terreni. Oltre a confermare che don Brioschi era piuttosto lucido, il medico di base ha riferito che «voleva scappare da Santa Teresa», dove era ricoverato dal 2013. «Era insofferente» tanto che «a Pasqua del 2014 in effetti fuggì. Non gli piaceva stare lì. Era affetto da una patologia polmonare – ha spiegato rispondendo alle domande del Pm Alessandro Mancini e dell’avvocato difensore Massimo Martini –. Ma nessun deficit mentale».

Tornato a San Bartolo, dopo tre mesi fu trovato svenuto in canonica, quindi di nuovo ricoverato in ospedale e da qui riportato a Santa Teresa. «Mi chiese di continuare ad assisterlo come medico di base – ha spiegato Pio Suprani –. Era una persona intelligente e dotata di umorismo. Mai parlato con me di soldi né di possibili lasciti, aveva esatta cognizione del suo conto corrente, non era uno che faceva elargizioni a ‘go go’, né aveva cali di memoria. Un giorno mi chiese un certificato di autosufficienza. Lo trovai strano, mi spiegò che Santa Teresa gli voleva dare una badante. Ma il suo desiderio era di andarsene via, presso una struttura a Bergamo gestita da un nipote». Proprio in quel periodo Pio Suprani scoprì di essere stato avvicendato nel ruolo da un altro medico, che sarà sentito come testimone nella prossima udienza in calendario a maggio.

Interrogato nel settembre 2014 dalla polizia giudiziaria, il medico dei preti rispose così alla domanda se avesse mai sentito voci su don Brioschi: «Le uniche voci che girano a Santa Teresa sono che don Brioschi potrebbe avere un cospicuo conto bancario e in più riceverebbe un’ottima pensione». E alla domanda, ha altro d’aggiungere, rispose con la frase restituita ieri davanti al giudice Federica Lipovscek, dopo essere stato incalzato dall’avvocato Martini: «Gli ospiti di Santa Teresa vengono caldamente invitati a fare testamento a favore della struttura medesima». Parole che potrebbero spingere la Procura a compiere accertamenti ulteriori al riguardo.

Il susseguirsi degli eventi fa porre alcuni interrogativi alla difesa. La donazione dei 400mila euro era stata bloccata nel 2014 dalla banca poiché avrebbe richiesto un atto notarile. Dopo una vita parsimoniosa e di accumulo, la prima volta che don Brioschi intende donare qualcosa a qualcuno, e a sentire il dottore voleva andare altrove, gli viene assegnato un amministratore di sostegno, cosa che gli impediva di fare testamenti. Ma forse nessuno sapeva che ne aveva già fatti due: in favore del suo benefattore, nonché della Curia e di Santa Teresa.