Sant’Agata, un paese devastato "Nuova allerta, non è ancora finita"

Il sindaco Enea Emiliani stima danni a un 95% di popolazione. "Nella zona più abitata non si è salvato nulla"

Sant’Agata, un paese devastato  "Nuova allerta, non è ancora finita"

Sant’Agata, un paese devastato "Nuova allerta, non è ancora finita"

Le lancette dell’orologio della torre hanno fermato il tempo alle 3.30 di mercoledì 17 maggio, quando il Santerno ha rotto gli argini abbattendosi con la forza di uno tsunami sul paese a cui offre il nome. A una settimana di distanza Sant’Agata è ancora un paese devastato. Ma non fantasma, perché i suoi abitanti stanno già cercando di ricostruirlo. Il sindaco, Enea Emiliani, stima che un 95% di una popolazione di 2900 persone ha avuto danni. Le auto da buttare, per le quali è stato predisposto un apposito cimitero presso gli impianti sportivi, sono centinaia. Tra queste, c’è anche quella del primo cittadino, che per un’intera giornata era rimasto intrappolato in municipio. "Eravamo in sei: io, un’assessora e quattro dipendenti – racconta –. Siamo rimasti in Comune fino alle 2.30 del giorno successivo, quando in piena notte i vigili del fuoco ci sono venuti a evacuare con i gommoni, portandoci a Massa Lombarda".

Il municipio è agibile?

"Non ha riportato danni strutturali, ma il piano terra è completamente andato. Al momento il Comune si è spostato alle scuole medie, che sono chiuse".

Qual è la situazione del centro?

"Nella parte più densamente abitata non si è salvato nulla. Il Santerno, la notte del 17, ha rotto l’argine nella posizione peggiore, il flusso d’acqua ha trasformato la piazza e le altre strade in un fiume, la corrente era fortissima e ha devastato ogni cosa, ha divelto i cancelli, ribaltato le auto, abbattuto muretti. Tutte le attività commerciali del centro sono distrutte".

Al momento ci sono ancora aree allagate?

"No, è rimasto solo il fango. Una montagna di fango. Per una stima dei danni è ancora presto, ma sono ingenti. Stiamo monitorando i provvedimenti dello stato di emergenza. Energia elettrica e acqua potabile sono tornate nelle case, manca ancora l’illuminazione pubblica che è seriamente danneggiata".

Ci sono ancora persone evacuate?

"Formalmente no. Avevano fatto evacuazioni preventive, o invitando la gente a salire ai piani alti. Ora molti sono rientrati, per pulire e salvare il salvabile".

Fra i danni, si conta un’ecatombe di auto.

"È un tema non secondario, che andrà affrontato. Ci sono intere famiglie che le hanno perse tutte".

Dopo quella dei soccorsi, la macchina della ricostruzione è già in moto?

"Nei primi giorni sono arrivati vigili del fuoco, guardia costiera e aeronautica, per salvare le persone. Dal giorno successivo tutto è passato in carico alla protezione civile. Nel nostro caso siamo nelle mani della colonna della Lombardia. Siamo chiamati ad affrontare non una corsa di cento metri, ma una maratona. Mi sono reso conto che in questi casi saltano gli schemi e serve una nuova organizzazione alla quale non siamo abituati, e che non va sbagliata. Il volontariato spontaneo, da solo, non basta".

Anche l’informazione riveste un ruolo importante. Avete dovuto smentire una notizia che stava circolando.

"Sui social l’allestimento del punto di ristoro, in cui dare supporto alla popolazione santagatese, è stato trasformato in un punto aperto a tutti, e abbiamo dovuto smentirlo, anche per evitare pericolosi intasamenti e vanificare ogni sforzo".

Ora cos’è che più vi preoccupa?

"La nuova allerta meteo. Gli argini sono indeboliti e servirà tempo per ricostruirli. Sappiamo che potrebbe non essere finita e siamo pronti a nuove evacuazioni".

Lorenzo Priviato