Scoperto giro di falsi Green pass Indagati tre operatori sanitari

I tre, di Faenza, si erano rivolti ad un medico di base di Rimini, ieri finito agli arresti domiciliari. Si tratta di una ginecologa, uno psicologo e un fisioterapista. L’accusa è di falso in atto pubblico

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Per i no vax, anche quelli provenienti da altre province, era diventato un punto di riferimento. E non solo pazienti qualsiasi, tanto che da Faenza erano giunti tre operatori Ausl: una ginecologa, uno psicologo e un fisioterapista ora indagati insieme ad altre 20 persone per falso in concorso legato ad attestazione su vaccinazione anti-covid19 per l’accusa mai avvenute.

Secondo le indagini dei carabinieri del Nas coordinate dalla procura di Rimini, al centro di tutto c’era Roberto Bonato, 58 anni, medico di famiglia e odontoiatra convenzionato con l’Ausl Romagna con base a Cattolica e San Giovanni. Dall’alba di ieri l’uomo si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Viserba: è accusato di corruzione e di falso ideologico. Gli altri indagati, cioè i fruitori finali dei Green pass ritenuti fasulli, sono distribuiti tra le province di Ravenna, Rimini, Pesaro e Napoli. Tra di loro anche i due procacciatori, un riccionese e la sua compagna di Fano (entrambi sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) sospettati di avere procurato al medico vaccinatore i contatti con i pazienti che – prosegue l’accusa - erano disposti a spendere da 100 a 250 euro per ottenere un Green pass. Un business che era letteralmente esploso soprattutto dopo l’introduzione del certificato verde rafforzato sul posto di lavoro.

Ma tra i suoi clienti, secondo la ricostruzione proposta dagli inquirenti, non c’erano solo normali cittadini: bensì anche sanitari i quali, pur di eludere l’obbligo della vaccinazione, avrebbero fatto ricorso al 58enne per essere reintegrati in servizio. I rispettivi Ordini di appartenenza li avevano infatti sospesi: i diretti interessati si erano poi ravveduti o, come sostiene la procura, avevano finto di farlo grazie ai presunti servizi offerti dal collega. Oltre ai tre casi faentini ci sono due farmacisti riminesi, un uomo e una donna, un ortottista sempre di Rimini e un fisioterapista di Napoli.

L’ipotesi di reato per tutti è quella di falso in atto pubblico: in particolare secondo la procura, avrebbero indotto in errore l’Ausl con l’obiettivo di potere tornare a esercitare la loro professione sostenendo di avere ricevuto la dose di vaccino anti-Covid (inclusa la terza richiesta per legge) ma – questo sostengono gli investigatori – di fatto non essendosi mai vaccinati o non avendo ancora completato il ciclo. Nei loro confronti il tribunale ha disposto le interdittive del divieto di esercizio della professione sanitaria. L’inchiesta era partita da alcune segnalazioni dell’ordine dei Medici di Rimini che aveva raccolto diverse voci sulle presunte attività clandestine del medico di famiglia. L’Ordine, non potendo avviare un’indagine interna, si era rivolto all’Ausl che a sua volta aveva preso contatti con il Nas.