REDAZIONE RAVENNA

Sequestro della figlia, assolta la madre

Costretta dal compagno, una 20enne portò via la piccola, nata con crisi d’astinenza da cocaina, da una comunità di Massa Lombarda

Costretta dal compagno, una 20enne portò via la piccola, nata con crisi d’astinenza da cocaina, da una comunità di Massa Lombarda

Costretta dal compagno, una 20enne portò via la piccola, nata con crisi d’astinenza da cocaina, da una comunità di Massa Lombarda

Una giovane madre, oggi ventenne, è finita a processo con l’accusa di sequestro di persona. Non per aver chiuso qualcuno in una stanza, ma per aver portato via con sé la sua bambina neonata, da una struttura protetta di Massa Lombarda. Il tribunale ha però chiuso ieri il caso con una sentenza di non doversi procedere, stabilendo che non sussistono gli estremi del reato. La vicenda è complessa e dolorosa. Secondo la ricostruzione della Procura, nella requisitoria del pubblico ministero Raffaele Belvederi, la neonata era stata sottratta alla madre e al padre poco dopo il parto: la piccola aveva manifestato subito gravi sintomi da crisi d’astinenza da cocaina, che la madre assumeva anche durante gli ultimi mesi di gravidanza. Per questo, con provvedimento d’urgenza dell’11 gennaio 2024, il Tribunale per i minorenni aveva affidato la bambina ai servizi sociali di Ferrara, dove viveva la famiglia, disponendo l’inserimento di madre e figlia in una struttura protetta a Massa Lombarda. Dopo dieci giorni, però, la giovane si era allontanata dalla comunità, portando con sé la bambina. Non per sottrarla alle cure, ha spiegato la difesa, ma per paura: il compagno, tossicodipendente e alcolista, la tempestava di telefonate, minacciandola. L’uomo si sarebbe poi tolto la vita. A confermare le pressioni e il contesto di disagio è stata anche la responsabile della struttura di accoglienza, che ha comunque sottolineato l’atteggiamento amorevole della madre verso la figlia.

Il ritorno della donna a Ferrara, nella casa del compagno, aveva fatto scattare un nuovo intervento dei servizi sociali e l’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Ravenna. Il pubblico ministero Belvederi ha spiegato in aula di aver optato per il reato di sequestro di persona — pur in assenza di precedenti giurisprudenziali in casi simili — perché, pur potendo allontanarsi, la donna non avrebbe dovuto portare con sé la neonata, che doveva restare nella struttura per la sua incolumità.

La richiesta della Procura è stata di un anno di reclusione. Ma i giudici del collegio — Antonella Guidomei, Natalia Finzi e Cosimo Pedullà — hanno ravvisato l’insussistenza del reato. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giacomo Manduca, ha sostenuto che l’allontanamento era avvenuto prima del provvedimento definitivo di decadenza dalla potestà genitoriale, emesso il 23 gennaio. E che la giovane era una vittima: costretta dal compagno all’uso di droga e a commettere reati. Una madre che oggi, ha ricordato l’avvocato, vede la figlia due volte al mese e vuole ricostruire un rapporto con lei, nel segno di un possibile riscatto.

Lorenzo Priviato