Sotto sequestro la discoteca Pineta di Milano Marittima: ecco perché

Il provvedimento è stato emesso d’urgenza dal giudice Piervittorio Farinella: sigilli provvisori ma concreti, tanto che quando è stato notificato c’è stato anche un cambio delle serrature

Apposti i sigilli alla discoteca Pineta di Milano Marittima

Apposti i sigilli alla discoteca Pineta di Milano Marittima

Ravenna, 4 marzo 2023 – Bastava dire ‘Pineta’ e tutti capivano dove eri stato. Marchio assoluto insomma di un pezzo di riviera ravennate (e forse di un’epoca) che da ieri mattina si trova sotto sequestro. Un sequestro giudiziario fissato su un laconico cartello che, indirettamente ma perentoriamente, avvisa i potenziali avventori: niente serate nei giorni a venire. Certo, il sequestro è provvisorio in attesa che si vada nel merito della questione.

Ma è concreto tanto che quando è stato notificato, c’è stato anche un cambio delle serrature. Il provvedimento è stato emesso d’urgenza dal giudice Piervittorio Farinella (per gli amanti dei tecnicismi, si tratta di un sequestro ex articolo 670 del codice di procedura civile) e in "inaudita altera parte", cioè alla lettera "senza ascoltare la parte avversa".

A chiederlo , era stato l’avvocato Marco Bigari per conto del curatore della liquidazione giudiziale della società Andromeda, il commercialista ravennate Claudio Colatorti nominato dal giudice Paolo Gilotta il 4 dicembre scorso, data della sentenza di dichiarazione della liquidazione: e ora proprio il commercialista Colatori risulta essere il custode giudiziario del blasonato marchio di Milano Marittima.

Si entra qui nel nocciolo della questione. Andromeda srl, il cui amministratore di fatto secondo una indagine delle Fiamme Gialle cervesi era Marco Amadori, 42enne di origine aretina residente a Cervia, si occupava della gestione del Pineta. A marzo 2022 il ramo d’azienda era stato acquistato dalla milanese Hdp22. Secondo quanto in buona sostanza lamentato davanti al giudice Farinella, la cessione era avvenuta attraverso un contratto che prevedeva il pagamento di poco più di 47 mila euro in quota contanti (arredi e avviamento compresi) che non risulta onorato visto che il termine era stato fissato al 31 dicembre scorso. Da ultimo Amadori risulterebbe presidente del consiglio di amministrazione, quindi legale rappresentante, di Hdp22: un po’ come dire che avrebbe in un qualche modo ceduto il locale a se stesso.

Uno scenario di fronte al quale erano due le principali possibili azioni chieste al giudice per la restituzione dell’azienda Pineta: o attraverso la revocatoria del contratto di vendita o attraverso il sequestro del compendio aziendale (contenente anche l’immobile preso in locazione). La scelta si è incasellata su questo secondo scenario finendo con l’intersecarsi con una ulteriore grana per la celeberrima disco rivierasca: i canoni. Sì, perché i muri non appartenevano ad Andromeda (e alla cessione aziendale sono quindi passati in Hdp22 solo come locazione e non come proprietà). Il proprietario rappresenta cioè il terzo giocatore della partita: e non proprio con un ruolo marginale visto che ha già proposto azioni di sfratto per via di canoni a suo avviso non pagati da tempo. L’udienza in tal senso è stata fissata a breve davanti al giudice Pietro Baronio.

In quella sede si capirà se il tribunale accetterà o meno di interrompere la procedura dello sfratto per dare precedenza a quella della liquidazione giudiziale. Un passo mica da poco: perché se la liquidazione dovesse prevalere sul resto, ecco che allora si paleserebbero da subito quelle che probabilmente sono le intenzioni del curatore nell’interesse dei creditori: offrire il Pineta a una nuova gestione interessata a ripercorre i fasti del noto locale, incassi migliori compresi. Ovvero danaro da distribuire poi a chi lo reclamerà a partire dall’udienza dei creditori per lo stato passivo fissata per metà mese. E a quel punto conosceremo anche i debiti accumulati da Andromeda, origine di quanto accaduto ieri mattina.