Ravenna, sesso con una minorenne ubriaca. Patteggia

Violenza sull’amica di famiglia: uomo condannato a un anno e 8 mesi

Ravenna, violenza sull’amica di famiglia

Ravenna, violenza sull’amica di famiglia

Ravenna, 19 giugno 2019 - Lui trent’anni circa, lei 14. Figlia di amici di famiglia. Tanto che una sera, dopo una serata in discoteca e qualche drink in eccesso, accadde l’irreparabile. Almeno secondo la legge. Perché quell’uomo avrebbe abusato delle condizioni di inferiorità psichica della minore, dovute all’assunzione di alcol. Inoltre le era affidata dai genitori di lei perché la vigilasse.

Da qui l’accusa di violenza sessuale, che è sempre tale sotto i 14 anni mentre sopra lo è in presenza di aggravanti tipo queste due, a prescindere dalla eventuale consensualità. Fatti successi a Milano Marittima nel gennaio del 2015. Ieri mattina l’imputato – difeso dagli avvocati Battista Cavassi e Alessandro Vasi – ha patteggiato un anno e otto mesi davanti al Gup Janos Barlotti. Niente nomi e cognomi, per non correre il rischio di rendere identificabile la vittima. Inoltre, a giudizio dei difensori, si sarebbe trattato di un caso limite. Da un lato la vittima – tutelata dall’avvocato Massimiliano Nicolai –, ha ottenuto dall’uomo 30mila euro a titolo di risarcimento danni, oltre che formali scuse. Dall’altro, fa presente la difesa, tra i due i rapporti si sarebbero ristabiliti, così anche tra le rispettive famiglie.

Lettere e messaggi testimonierebbero che la giovane mai avrebbe voluto o pensato che lui potesse passare guai seri. I fatti vanno ricondotti a una serie di palpeggiamenti e baci e, in una circostanza, a un rapporto completo e uno orale. Non era stata lei a sporgere denuncia, né la famiglia. Accadde tutto quando, dopo una lite in casa, la ragazza si rivolse agli assistenti sociali e, tra le varie vicende, raccontò quegli incontri a sfondo sessuale col più attempato amico di famiglia. A quel punto l’indagine per violenza sessuale partì d’ufficio. La giovane fu ascoltata in incidente probatorio in presenza di uno psicologo, riferendo più che altro di sentirsi a disagio per l’accaduto. Ma a prescindere che i rapporti fossero o meno consensuali, la situazione e il contesto delle accuse ha spinto l’imputato a evitare il processo e ad accettare una pena concordata con il pubblico ministero Monica Gargiulo, che il giudice ha valutato congrua.