ANDREA DEGIDI
Cronaca

Si è spento Ezio Fedele Brini: costrinse D’Attorre al ballottaggio

Aveva 76 anni, era esperto in trasporti e infrastrutture. Nel 1993 sfiorò l’elezione a Palazzo Merlato

Si è spento  Ezio Fedele Brini  Costrinse D’Attorre al ballottaggio

Si è spento Ezio Fedele Brini Costrinse D’Attorre al ballottaggio

Ravenna, 6 settembre 2023 – "Sento di dovere a mio figlio e ai suoi coetanei un bel po’ di scuse per non aver potuto impedire che gli fosse lasciato in eredità un paese molto peggiore di quello che mio padre ha lasciato a me". Da queste parole traspare la filosofia di Ezio Fedele Brini, morto a 76 anni. Le scrisse nel libro ‘Ci sono somari che volano...’, pubblicato nel 2013 (Edizioni Girasole), dove passava ai raggi x l’operato delle amministrazioni locali in campo urbanistico. Ingegnere civile, libero professionista, si è sempre occupato di trasporto e infrastrutture e a Ravenna non mancano le sue opere, come il sottopasso in viale Europa.

Ma il nome di Brini è legato anche alla politica. Nel 1993 fu candidato alle elezioni a sindaco di un’alleanza che comprendeva Pli, Pri e Patto Segni. Portò il candidato del Pds, Pier Paolo D’Attorre, al ballottaggio, dove Brini ne uscì sconfitto, ma conquistando comunque un risultato mai visto in anni in cui la Sinistra monopolizzava Palazzo Merlato fin dal al primo turno. Un exploit che però dopo un po’ iniziò a pesargli: "Sentirmi dire che sono il primo e unico candidato sindaco arrivato al ballottaggio non mi fa piacere", amava dire. E fu così fino al 2016, quando Massimiliano Alberghini divenne il secondo candidato sindaco a costringere la sinistra ai tempi supplementari nell’urna.

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"Nel 1993 eravamo tra la prima e la seconda Repubblica – raccontò Brini al Carlino nel 2016 –, e i partiti indicavano un candidato a sindaco solo perché la nuova legge li costringeva a farlo. La mia lista civica era l’unione tra Liberali, Repubblicani e Patto Segni. Riuscii a dare una scossa, ma per il ballottaggio i giochi erano già fatti: già mesi prima che mi venisse chiesto di candidarmi, la sinistra Dc aveva fatto l’accordo con il Pds. Qui gli affari sono sempre stati trasversali. Sapete cosa feci tra primo e secondo turno? Prima andai al congresso di un’associazione che si occupava di cemento armato pre-compresso. Poi passai una settimana ad Asti, dove un’azienda aveva problemi a realizzare la circonvallazione".

Originale lo è sempre stato Brini, con un carattere particolare. Ma tutto gli si può dire tranne che non fosse innamorato della sua terra. Nel tempo, abbandonata la politica, ha sempre continuato a seguire i problemi delle infrastrutture del nostro territorio. E le critiche non sono mai mancate, come anche le stilettate ad Anas e alle amministrazioni locali.

"Sono riuscito a impedire un paio di cose che non andavano fatte – disse nel 2016 con un pizzico di orgoglio – come il PalaPiano e il canale navigabile, che sarebbe servito soprattutto ad arricchire qualcuno con gli espropri e non avrebbe avuto alcuna utilità".

Nei suoi spostamenti Brini guardava agli altri territori e vedeva se erano esempi esportabili anche a Ravenna. Non digeriva ad esempio che la sua città fosse soffocata dal traffico e da una viabilità complicata e che Forlì fosse invece riuscita progettare e realizzare la tangenziale, una realtà che aveva alleggerito il centro storico dai mezzi pesanti: "Noi abbiamo ancora i passaggi a livello in città e un semianello che è peggio di una mulattiera", sottolineava. Parole schiette, come del resto lui è sempre stato nel corso di un’esistenza piena vissuta all’insegna della coerenza. I funerali si svolgeranno venerdì alle 15 presso la camera mortuaria di Ravenna, poi la salma sarà cremata. Ezio Fedele Brini lascia la moglie Anna e il figlio Jacopo.