Si è spento Masotti, il fotografo della musica

Morto a 75 anni, nell’arco della sua lunga carriera ha immortalato i più grandi artisti di tutto il mondo. Funerali privati a Milano

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di Annamaria Corrado

"La nostra intenzione è abbattere i confini" aveva detto qualche anno fa Roberto Masotti a Ravenna, in occasione della presentazione della mostra ‘Musiche’, una raccolta di scatti che raccontavano la musica dagli anni Settanta fino a oggi. Immagini quasi tutte in bianco e nero realizzate dal grande fotografo ravennate e da Silvia Lelli, compagnia di vita e dietro l’obiettivo. E di confini Masotti ne ha abbattuti tanti con la sua macchina fotografica, con la sua pazienza, i suoi ritratti capaci di cogliere l’interiorità dei protagonisti, la passione per la musica, "non deve più esistere distanza tra quella alta e quella bassa" diceva, diventata tutt’uno con la fotografia.

Roberto Masotti è morto nella notte tra domenica e lunedì, dopo una malattia. Era nato a Ravenna nel 1947 per poi trasferirsi a Milano quando la fotografia era diventata il suo mestiere. Ma a Ravenna, città che con la fotografia ha sempre avuto un rapporto di grande privilegio, era sempre rimasto legato. Durante la sua lunga carriera ha immortalato alcuni dei più grandi musicisti al mondo, da Demetrio Stratos a Jan Garbarek, James Brown, Lou Reed, Miles Davis, Vladimir Horowitz, Leonard Bernstein. E con alcuni di loro riuscì a stabilire un rapporto profondo, di amicizia e sintonia. Ha lavorato tantissimo in collaborazione con la moglie Silvia Lelli, insieme alla quale è stato dal 1979 al 1996 fotografo ufficiale della Scala di Milano. Insieme hanno realizzato libri, mostre, installazioni, lavori video. Ma la sua grande passione era rimasta la musica, in particolare il jazz, i cui protagonisti ha saputo raccontare in maniera stupefacente, durante le performance dal vivo, quasi sempre in bianco e nero. Ma era anche capace di ritratti di grande intensità.

Celebre la sua amicizia con Keith Jarrett, di cui aveva saputo ritrarre l’essenza più profonda, quella capacità del geniale musicista di instaurare un rapporto col pianoforte quasi fisico. Da quel rapporto erano nati diversi libri. Masotti aveva raccontato di averlo fotografato la prima volta nel 1969 a Bologna, con la Rolleiflex 6x6 del padre. Ma era stato quello fatto a Bergamo nel 1973 lo scatto della svolta.

"La foto finì su Musica Jazz, e io entrai in contatto con la celebre casa discografica di Manfred Eicher, la Ecm", ricordava Masotti. Ma soprattutto quelle immagini avevano fatto capire a Jarrett che di quel giovane fotografo ci si poteva fidare. "Da lì nacque una conoscenza reciproca, ogni volta che veniva in Italia lo fotografavo anche durante semplici passeggiate", raccontava.

"Un grande fotografo, un grande indimenticabile fratello", così scrive sui social il fratello Franco Masotti, uno dei direttori artistici di Ravenna Festival. Roberto Masotti stava lavorando a un progetto su Franco Battiato, altro grande musicista che aveva immortalato in alcune delle sue immagini diventate vere e proprie icone. "Il libro su Battiato è riuscito, fortunatamente e pur tra mille difficoltà, a completarlo: ci teneva moltissimo" aggiunge il fratello Franco.

Il primo luglio Roberto Masotti avrebbe dovuto presentare, in un incontro alla Sala Corelli nel cartellone di Ravenna Festival, i suoi due libri ‘John Cage in a landscape’ e ‘Franco Battiato, nucleus’, così come avrebbe dovuto presiedere a un workshop dedicato alla fotografia jazz nell’ambito di Ravenna Jazz che si terrà a Ravenna dal 4 al 13 maggio. I funerali si terranno in forma privata a Milano.