"Sono ormai trascorsi 100 giorni dalla sua scomparsa, ma non mi è stato ancora detto dove si trovi esattamente, da chi sia stata ospitata e come sia riuscita a ‘sopravvivere’, visto che quando si allontanò da casa era senza denaro e cellulare. Sul motivo del suo gesto mi sono fatta una mia idea, ma al momento non è questa la priorità". Ad esprimere, in lacrime, dolore e amarezza è la madre della 16enne originaria della Moldavia e residente ad Alfonsine che il 21 luglio si era allontanata dalla sua abitazione al culmine di un litigio, apparentemente banale, con la madre. Il 13 settembre la signora ricevette la tanto attesa telefonata in cui le veniva comunicato che la ragazza era stata ritrovata dai carabinieri in una imprecisata località del Veneto. Cosa ricorda di quel giorno? "Ero a Ravenna e stavo affiggendo volantini nella speranza che qualcuno, vedendo la foto di mia figlia, potesse darmi notizie utili al suo ritrovamento. Non appena mi dissero che era viva e che stava bene provai una gioia immensa. Era la fine di un incubo". Poi cosa è successo? "Mi spiegarono che l’avrebbero accompagnata al pronto soccorso per verificare le sue condizioni, aggiungendo che se l’esito delle visite mediche fosse stato positivo mi avrebbero richiamato per andare a riprenderla". Invece, racconta ancora la madre, "in serata ho ricevuto una seconda telefonata in cui mi si riferiva che mia figlia non voleva tornare a casa e che si era pertanto reso necessario l’intervento degli assistenti sociali. Sul momento ci sono rimasta male, ma pensavo che la situazione si potesse risolvere in breve tempo, consentendomi comunque di riabbracciarla nel giro di qualche giorno". Un incontro però che finora non è avvenuto. Ed è per questo, aggiunge la madre della 16enne, "che mi rivolgo al vostro quotidiano nella speranza che qualcosa si sblocchi. Sia chiaro che non metto in discussione le leggi italiane, ma come mamma ritengo di avere almeno diritto, dopo 100 giorni dal suo allontanamento, di rivedere mia figlia anche solo per pochi minuti e in presenza di un assistente sociale. Se proprio non si può, mi accontenterei di avere almeno una sua foto". Tra l’altro la madre non sa neppure dove si trovi esattamente la figlia. "Una decina di giorni fa mi ha chiamato un assistente sociale riferendomi che è ospite in una struttura. Poi mi ha fatto tante domande riguardanti la mia vita passata e attuale, lasciandomi perplessa. Alla mia richiesta di poter rivedere mia figlia anche solo per qualche minuto, ho ricevuto come risposta un secco ‘no’. Ho pure firmato un documento per acconsentire che mia figlia sia preso in carico dalla struttura, ma non mi vogliono dire per quanto tempo dovrà restarci". La donna però ci tiene a ringrazia gli inquirenti per il loro operato, "veramente encomiabile, perché durante quegli interminabili 50 giorni le forze dell’ordine ed in particolare i Carabinieri si sono impegnati tantissimo, mostrando tatto e grande professionalità, e non prendendo la vicenda alla leggera. Ad essi, soprattutto ai militari di Ravenna e della Stazione di Alfonsine, va il mio ringraziamento". Vuole lanciare un altro appello? "Mi basterebbe anche solo guardare mia figlia negli occhi. E non mi si dica che per il fatto che è viva e che sta bene mi devo accontentare. La sofferenza, mi creda, è comunque grandissima". Luigi Scardovi