"Sono stata molto male, è una brutta bestia"

La direttrice del carcere, Carmelina De Lorenzo, ancora in ospedale ma in ripresa: "Ci sono passata e vi dico, non siate superficiali"

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"Sono stata molto male, ora mi sto riprendendo, ma ho avuto paura. È una bestia maledetta". Trattata ancora con l’ossigeno, nel reparto Covid dell’ospedale di Ravenna, la direttrice del carcere, Carmelina De Lorenzo, sta vincendo la sua battaglia con il virus che da un istante all’altro le aveva tolto il respiro. E che per un paio di settimane le ha fatto temere il peggio.

Direttrice De Lorenzo, quando si è sentita male?

"Sto male dall’11 ottobre, ma sono in ospedale dal 19, dove sono stata fortunatamente spinta dal mio medico, dottor Balatti, per fare una tac per tosse persistente da cui è emersa una polmonite bilaterale con necessità di ricovero. Stessa disavventura per mio marito, ricoverato dal 20, anche se per lui le cose sono fortunatamente andate da subito meglio tanto che da sabato sera è a casa con le nostre ragazze, ovviamente isolato da loro".

Da quando non è più al lavoro?

"Sono assente dall’istituto dal 7 ottobre, quando sono partita per l’improvviso decesso di una mia zia e il giorno successivo siamo stati colpiti da un altro lutto in famiglia. Nessuno dei due morto per Covid. Io e mio marito siamo rientrati a Ravenna domenica 11, io avevo la febbre, ho fatto il tampone che ha dato subito esito positivo. L’igiene pubblica di Ravenna ha circoscritto immediatamente i miei contatti ad Avellino, tutti i miei parenti sono stati messi in quarantena, negativi al tampone come le mie figlie, che erano rimaste a Ravenna. Mio marito, invece, al primo tampone del martedì 12 è risultato negativo, lo ha ripetuto per l’insorgenza della febbre ed è risultato positivo. In casa ci siamo però isolati tutti da subito fin dalla domenica mattina.

In carcere si sono dovuti adottare protocolli particolari?

"Non si è ritenuto di adottare particolari misure in carcere proprio perché mancavo da diversi giorni. Ma sono sempre stata attentissima, in istituto ho adottato di concerto con l’area sanitaria interna tutte le misure di protezione. Dai presidi idonei, distribuzione di mascherina quotidiana, dispencer di disinfettante in ogni angolo, pareti in plexiglas nelle sale colloqui per detenuti con familiari, avvocati, magistrati. Sin dal 24 febbraio sono stati attivati protocolli dei detenuti nuovi giunti che effettuano quarantena per 14 giorni e prima di essere immessi a vita comune sono sottoposti a tampone. Sono stati effettuati controlli periodici sia al personale che ai detenuti sottoposti a tampone nel periodo marzoaprile, poi controlli sierologici a tutto il personale e ai volontari che accedono all’istituto. Inoltre, fin dal primo momento dell’emergenza sanitaria, è stato individuato un detenuto che, dotato di presidi di sicurezza adeguati, disinfetta quotidianamente ogni ambiente.

Dove pensa di avere contratto il virus?

"L’idea è che possa averlo preso tra il treno (ho fatto il viaggio fino a Roma, dove è poi venuto a prendermi mio marito che lavora lì), o da qualcuno magari asintomatico in uno dei due funerali, oppure toccando qualcosa inavvertitamente. Sto ripercorrendo tutta la strada fatta alla ricerca di un segnale, che però non trovo".

Che messaggio vuole lanciare e quali consigli si sente di dare?

"Quello che posso dire è di tenere altissima l’attenzione, non essere superficiali, rispettarci sempre, rispettare le regole, indossare la mascherina coprendo naso e bocca, igienizzarsi continuamente le mani, mantenere le distanze. Il covid esiste, è pericoloso, è una bestia maledetta, altro che poco più di una influenza. Io sono da giorni trattata ancora con ossigeno, mi dicono che devo avere pazienza. Di certo ho avuto molta paura. Ringrazio il primario dottor Bassi e tutto il personale medico, sanitario, infermieristico del reparto di malattie infettive di Ravenna, che con grande professionalità ed umanità ci hanno assistito e supportato. E ringrazio il prefetto Caterino, la vice Angelini e i tanti amici che hanno supportato noi e le nostre figlie, i miei cari collaboratori che non mi hanno fatto mancare il loro sostegno quotidiano. E in particolare Viola Bambini per l’immediato intervento nel momento di disperazione massima".

Lorenzo Priviato