"Spegnimenti selettivi dei lampioni con attenzione alla sicurezza delle strade"

Il sindaco per far fronte all’aumento esponenziale dei costi: "Andrà fatto qualche sacrificio, stiamo studiando zona per zona e per periodi". Sul Natale: "Non sono certo le luci dell’albero in piazza che spostano i consumi di una città come Ravenna"

Migration

Sarà un inverno un po’ più buio sulle nostre strade, come probabilmente anche nelle nostre case. Così come le attività e le famiglie, anche il Comune infatti deve fare i conti con gli spaventosi rincari energetici degli ultimi mesi, che ci proiettano davanti un inverno al freddo. E se le bollette per i piccoli negozi e gli appartamenti hanno raggiunto cifre mai viste, quelle del Comune, col vasto impianto di illuminazione pubblica che copre il territorio, sono da vertigini. Questi i numeri: nel 2021 Palazzo Merlato ha speso 10 milioni nelle bollette, mentre nel 2022 saranno 16. E per il 2023 il rischio è di passare da 16 a 20. Un raddoppio difficilmente sostenibile, e che finirebbe per togliere risorse che potrebbero essere utilizzati per altri scopi.

Per questo il Comune è al lavoro su spegnimenti quasi chirurgici, studiando strade e singole situazioni per trovare un compromesso sostenibile tra il portafoglio e la vita sociale e la sicurezza delle vie e delle pizze. "Non si deve parlare di spegnimenti massivi – dice il sindaco Michele de Pascale – perché attorno al tema dell’illuminazione pubblica passano sia principi di sicurezza stradale che principi di sicurezza urbana. Va sicuramente fatto qualche sacrificio nel segno del comportamento del buon padre e della buona madre di famiglia, come tutti stiamo attuando nelle nostre case. In questo senso abbiamo dato mandato all’ufficio strade di presentare una riduzione selettiva". Ovvero studiata e specifica per zona e per periodo dell’anno, in un territorio come il nostro che vive anche di turismo: "Il mare ha zone che non sono frequentate allo stesso modo d’inverno e d’estate – prosegue de Pascale –: alcune sono residenziali e abitate tutto l’anno, altre esclusivamente turistiche. Occorre anche valutare le ore centrali della notte, interrompendo in alcune zone l’illuminazione a una certa ora per poi riaccenderla al mattino poco prima che sorga il sole. Si tratta di interventi selettivi e sartoriali: ragioneremo quartiere per quartiere, via per via, ma una riduzione ci sarà".

Dallo scorso aprile le ore di illuminazione sono state ridotte: "Ma pensiamo che si possa andare un po’ oltre" spiega il sindaco, che ha fatto presente il problema anche alla Regione: "L’Emilia-Romagna in passato ha fissato un minimo di 4.000 ore di luce all’anno, e ci siamo attestati su questo. Abbiamo però chiesto alla Regione di ragionarci su e di sospenderlo: ci sono zone che ha senso illuminare per qualche ora ma non per così tante ore, altre che ha senso illuminare d’estate e non d’inverno. Penso che vada lasciata ai Comuni la possibilità di valutare".

Nel bel mezzo dell’inverno c’è il periodo delle luci per antonomasia: Natale. "Ma alla crisi energetica bisogna evitare di aggiungere quella commerciale – dice subito de Pascale –. Lo spreco non va bene, ma i nostri centri non potranno non essere attrattivi per le feste: se le attività del centro non lavorano il problema è più serio". Il Natale, quindi, può tirare un sospiro di sollievo: "Non sono certo le luci dell’albero in piazza – aggiunge il sindaco – che spostano i consumi di una città come Ravenna".

Sara Servadei