"Spillò al vedovo 80mila euro", arrestata

L’accusa per Pamela Minguzzi, 38enne di Glorie di Bagnacavallo, è di circonvenzione d’incapace nei confronti di un 74enne forlivese

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L’arresto è scattato mercoledì sera a Lugo in occasione dell’ultima consegna di danaro. Pamela Minguzzi, 38 anni, di Glorie di Bagnacavallo, si trova ora in cella con l’accusa di circonvenzione d’incapace nei confronti di un vedovo forlivese di 74 anni per un totale di oltre 80 mila euro distribuiti in cinque dazioni. Ieri mattina la donna, in videoconferenza, davanti al gip Corrado Schiaretti si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Dopo la convalida dell’arresto, per la 38enne – con precedenti di polizia e difesa dall’avvocato Raffaele Coletta – è scattata la custodia cautelare in carcere come chiesto dal pm titolare del fascicolo Antonio Vincenzo Bartolozzi.

A bloccarla, sono stati i carabinieri della Stazione di Lido Adriano: perché – secondo quanto finora emerso – nella località rivierasca si erano verificati alcuni dei passaggi di questa vicenda. In seguito erano partite le intercettazioni dalle quali si è giunti al nome della sospettata la quale viene tirata in ballo assieme ad altre persone. A presentare denuncia, erano stati i figli dell’uomo il quale da circa 15 anni è segnato da una forma depressiva perdurante tanto che, secondo una consulenza tecnica della procura, sarebbe incapace di intendere e volere.

Lui e la donna si erano conosciuti circa sei-sette mesi fa in circostanze da chiarire. In ogni modo, quelli contestati alla 38enne sono stratagemmi fantasiosi messi in atto – prosegue l’accusa – per spillare danaro all’anziano. Tra questi, uno fa riferimento a un sedicente direttore di banca con accento straniero. Al 74enne sarebbe inoltre stato chiesto di elargire somme con la scusa che servivano a sbloccarne altre ancora più consistenti.

Al di là di questa vicenda, in generale il codice penale all’articolo 643 precisa che “chiunque, per procurare a sé o ad altri un profitto, abusando dello stato d’infermità o deficienza psichica di una persona, anche se non interdetta o inabilitata, la induce a compiere un atto che importi qualsiasi effetto giuridico per lei o per altri dannoso, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 206 a euro 2.065”. Per potere dunque contestare questo tipo di reato, è necessario che chi lo subisce si trovi in una delle condizioni previste dalla legge (vedi ad esempio la deficienza psichica); che chi lo compie, sia a conoscenza della condizione dell’incapace e se ne approfitti; e che il tutto si risolva in azioni che causino alla vittima effetti dannosi, come l’erosione cospicua del suo patrimonio.