"Spingiamo perché si possa tornare a giocare a carte Solo con caffé e gelati non si pagano le spese"

Vladimiro Barzanti, volontario del circolo Arci di San Bartolo, spiega le difficoltà

Il circolo Arci di San Bartolo, in via Cella 292, è una delle poche case del popolo ‘tradizionali’ rimaste. Alla guida tra i volontari resiste Vladimiro Barzanti.

Barzanti, quando ha riaperto?

"L’8 giugno. Eravamo chiusi dall’8 marzo, abbiamo riaperto perché i nostri soci ce lo hanno chiesto, per fare due chiacchiere la sera".

Cosa è cambiato?

"Prima aprivamo verso le 19.30 fino alle 23 o anche a mezzanotte. Ora apriamo dalle 20 alle 22 circa. Anche perché si può solo chiacchierare, niente carte…".

Una mancanza che si fa sentire?

"Per noi era la cosa principale: la partita di beccaccino o briscola. La gente veniva per quello. Ora siamo aperti per il caffè, il gelato e le chiacchiere… E tra l’altro alcune persone non vengono perché hanno dei timori".

Ha pensato a come risolvere il problema delle carte?

"Stiamo spingendo per vedere se si può, al limite, giocare igienizzandole".

Riuscite a stare dietro alle spese?

"Questo è il problema principale. Con 4 caffè e 2 gelati non si riesce a pagare neanche le spese per l’energia elettrica. Poi ci sono le tasse. E se i costi sono maggiori delle entrate non possiamo andare avanti molto".

Quanto è impegnativo per voi volontari rispettare le regole anticontagio?

"È un lavoro solo quello. Ogni tanto dobbiamo ricordare agli utenti di mettere la mascherina e stare a distanza. Abbiamo dovuto togliere gli scaffali con pastine e biscotti e metterli dietro al banco bar. Igienizziamo sempre sedie e tavolini. È un lavoro in più per un incasso minore, anche se i ‘lavoratori’ sono tutti volontari".

Chi sono i volontari?

"Io ho 70 anni e sono uno dei più giovani. La nostra categoria è una di quelle più in pericolo per il virus, ma non possiamo nemmeno chiuderci in casa per sempre".

Da quanto tempo esiste la casa del popolo?

"Dall’inizio del 900. Prima era il circolo dei soci cooperatori, poi c’è stato il fascismo. Dopo la guerra il Comune lo restituì ai soci. Io sono qui dal 1980".

Da quanto i circoli come questo sono in crisi?

"Il Covid è solo la mazzata finale, ma la crisi c’era già prima. Il mondo è cambiato. Il calo è iniziato negli anni ’90 e 2000, ma per noi si è aggravato molto dal 2010. I soci diventano sempre più vecchi e non ci sono giovani a sostituirli. Se continua così rischiamo di chiudere".

sa.ser.