"Sport fermi, rischio abbandono collettivo"

Dal ct della nazionale di ciclismo Davide Cassani al campione di lotta Daigoro Timoncini, l’allarme per il futuro di giovani e non solo

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Per il mondo dello sport le restrizioni intervenute negli ultimi giorni pongono una seria ipoteca sulla stagione 2021. Anche gli sportivi di più alta caratura, tuttavia, come il commissario tecnico della nazionale di ciclismo Davide Cassani, sono costretti a essere realisti. "Non credo ci fossero molte alternative – dice –. La situazione può diventare critica: possiamo solo augurarci che sia breve". A differenza di chi pratica sport di squadra o di contatto, il ciclismo è probabilmente il meno intaccato dalle nuove restrizioni: "I ragazzi del territorio con cui sono in contatto si stanno tutti allenando. Nel nostro mondo ti bastano una bici e delle strade: le sessioni in palestra sono necessarie più che altro per chi deve recuperare da eventuali infortuni. Il rischio che vedo stagliarsi all’orizzonte è quello di assistere a un abbandono di massa dello sport. Il che non tarderebbe a diventare un serio problema sanitario: la sedentarietà è all’origine di malattie serissime, come il diabete, o le patologie cardiache, o circolatorie. Senza contare quanto lo sport sia importante a livello psicologico. Tutti ricordiamo la quantità di ciclisti riversatisi in strada al termine del lockdown, lo scorso maggio, alla ricerca di serenità dopo quei mesi da incubo". Come Davide Cassani e la sua nazionale, a Faenza anche altri atleti hanno i Giochi olimpici di Tokyo nel mirino. Daigoro Timoncini, benché ormai di base soprattutto a Roma, è intento in una nuova full immersion nelle sessioni di sollevamento pesi e powerlifting fondamentali per uno sport come la lotta greco-romana. "Mi sto allenando per essere alla quarta olimpiade – rivela –. Per un atleta è facile trovare la motivazione, e con la motivazione arriva anche la forza di andare in palestra a faticare. Per un adolescente è tutto più difficile: il timore è di vedere sfumare un’intera generazione di sportivi. Il vero discrimine sarà la sensibilità che gli allenatori sapranno dimostrare rimanendo vicini ai ragazzi, facendo sì che non si perdano per strada".

Lo scenario all’orizzonte è infatti dei più cupi, anche là dove sui campi d’allenamento non è calata la stessa mannaia abbattutasi su calcio, basket e pallavolo. "L’accesso alla pista è formalmente vietato – spiega il presidente dell’Atletica 85, Carlo Visani –, tuttavia le ordinanze consentono una deroga per permettere gli allenamenti degli atleti agonisti, quelli cioè che hanno in calendario competizioni riconosciute dal Coni". Gare che, però, stanno evaporando una dopo l’altra. Non ci si sfiderà comunque nelle condizioni più confortevoli: "Per i primi 500 metri di corsa, quando si è in gruppo, gli atleti dovranno tenere la mascherina". Faticare sulla pista senza l’orizzonte di una gara è però ancora più triste: "È quasi più un mantenere la condizione. La palestra del resto è chiusa. Vietate anche staffette e fasi in gruppo. Per il momento non siamo ancora arrivati a mettere un telo di nylon riservato a ciascun atleta sui materassoni del salto in alto, ma con l’eventuale zona rossa potrebbe essere il prossimo passo. A spaventarmi di più è il futuro: tornati alla normalità, l’attività sportiva dei ragazzi potrebbe uscire dai piani di molte famiglie".

Filippo Donati