Cervia, insulta il maresciallo al telefono. Condannato a due anni

Condanna per molestie e stalking, assolto per le gomme tagliate

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Cervia (ravenna), 30 gennaio 2019 - Marco Mosconi, 51enne forlivese residente a Cervia, ormai si è fatto la fama di persecutore dei carabinieri. In particolare di quelli che lo multavano. Tanti arresti collezionati, processi a non finire. In uno di questi, ieri pomeriggio, è stato condannato a due anni di reclusione.

Diversi fatti. Molestie al maresciallo di Milano Marittima che da tempo ha nel mirino, e che insultava via telefono parlando col piantone della caserma. Ma anche stalking, nel 2017, nei confronti della insegnante del corso di educazione alimentare al quale si era scritto proprio nell’ambito di uno dei suoi percorsi di recupero, che pure insultava con messaggi e la svegliava con telefonate notturne. Nel corposo capo d’imputazione compaiano anche il porto abusivo di coltelli e la ricettazione di un pass per disabili, rubato e che lui avrebbe acquistato per farne un uso indebito.

Per il suo avvocato, Giovanni Fresa, lo avrebbe trovato per terra. Lo stesso legale ha invece incassato l’assoluzione per ben quattro episodi di gomme tagliate alle auto, degli stessi carabinieri nonché di una prostituta e di un conoscente. Il giudice, Cecilia Calandra, potrebbe avere dato credito alla tesi difensiva secondo cui non c’è la prova che fosse lui l’autore i quei danneggiamenti commessi tra settembre e dicembre 2017. L’accusa – il Pm Monica Gargiulo chiedeva infatti tre anni – al contrario era certa che dietro quelle gomme squarciate, anche sotto le abitazioni dei militari di Milano Marittima, ci fosse la mano di Mosconi, trovato con i coltelli e il cui cellulare fu agganciato alle cellule telefoniche di quelle zone.

Ma perché l’imputato ce l’ha tanto con i carabinieri? Tutto andrebbe ricondotto alla prima volta che lo arrestarono, primavera 2017, per stalking su una prostituta. Da lì è stata una escalation di episodi rocamboleschi. Ma già in precedenza l’uomo aveva fatto parlare di sé, quando nel maggio 2015 si arrampicò sul tetto della sua residenza di Pievequinta e chiedeva una macchina col motore acceso per fuggire. Sul suo conto sono aperti altri fascicoli sempre per fatti analoghi.

E attualmente si trova in carcere, consegueza dell’arresto per evasione dai domiciliari che lo scorso agosto gli valse una condanna a un anno e otto mesi. Dal processo di ieri, anche attraverso le parole dello stesso difensore, è emerso il profilo di un persona particolarmente problematica, che al momento tuttavia non sarebbe stato possibile sottoporre a perizia psichiatrica.