Ravenna, stalking a scuola. Bidella e amico perseguitavano la dirigente

Sono stati condannati per i danni. Per le persecuzioni hanno risarcito

Ravenna, stalking a scuola, bidella e amico perseguitavano la dirigente

Ravenna, stalking a scuola, bidella e amico perseguitavano la dirigente

Ravenna, 11 settembre 2019 - Mai sentita la voce di quell’uomo. E così dopo le prime chiamate fatte di immotivati insulti e di felpate minacce, aveva pensato a uno scambio di persona. Poi però le telefonate si erano addirittura ramificate tra il lavoro, la casa e perfino i familiari. Da ultimo, diversi atti di vandalismo avevano riguardato la sua auto e quella del marito tra fiancate rigate, gomme bucate e specchietti rotti.

Due anni e mezzo di alti e bassi, con le telefonate che si assopivano e i danneggiamenti che si esaurivano per poi prendere nuovo vigore. Due anni e mezzo trascorsi così, tra ansia e farmaci per contenerla. Finché la polizia è riuscita a risolvere il giallo arrivando a una conclusione davvero inaspettata: la donna – una dirigente amministrativa di una scuola ravennate poi tutelata dall’avvocato Simone Balzani –, sarebbe stata vittima di una sorta di stalking per delega. Secondo le verifiche dell’apposita sezione della squadra Mobile coordinate dal pm Daniele Barberini, una bidella che aveva voluto tormentarla a causa di piccole scaramucce maturate sul posto di lavoro, aveva incaricato un amico per farlo. Ed ecco ciò che ha reso questa vicenda davvero singolare: l’uomo era totalmente estraneo alla vicenda e dunque sconosciuto alla dirigente che aveva subito lo stalking.

Ieri mattina il giudice Beatrice Marini, come richiesto dalla procura, ha condannato entrambi gli imputati a un anno di reclusione (con pena sospesa) per danneggiamenti aggravati. La difesa aveva invece chiesto l’assoluzione ritenendo che non fosse stato affatto provato che quei danneggiamenti erano riconducibili ai due. Infine per quanto riguarda il contestato stalking, il giudice ha pronunciato estinzione del reato per condotta riparatoria degli imputati alla luce del fatto che i due, già in udienza preliminare, avessero versato circa 20 mila euro a favore della parte offesa.

La vicenda si era manifestata nel giugno 2012 attraverso varie telefonate sul posto di lavoro: «Ma chi (...) ti credi di essere, tu sbagli sempre», diceva la sconosciuta voce maschile dall’altra parte del filo. Il primo agosto la donna si era ritrovata con l’auto rigata. L’11 agosto lo sconosciuto aveva chiamato la dirigente a casa della sorella: «So che stai bene. Non mi riconosci? Sono quello che ti telefona a scuola», aveva detto. Altre telefonate ancora erano rimaste registrate in segreteria. Poi da settembre e per alcuni mesi, la misteriosa voce s’era fatta di nebbia. Ma il 27 dicembre, ecco una nuova inquietante chiamata sul posto di lavoro: «Sono tornato, non pensare che sia finita così... vedo che continui a comportarti nello stesso modo, adesso ci penso io. Sono stato fuori ma sono tornato...». Tra telefonate e danni, la situazione si era trascinata fino al dicembre 2014 con una incredibile conclusione investigativa.