Strade e palazzi, l’incuria nel centro storico

Dal fondo sconnesso di via Cavour ai tendaggi di palazzo Manfredi e del Podestà, fino alla parete posteriore del teatro Masini

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L’intonaco da tempo è a pezzi nella facciata (anche interna) dell’imponente edificio che fu antico orfanotrofio femminile detto ‘delle Micheline’, in via Cavour, e che nel 1917 venne acquistato dal Comune per farne la sede della Regia Scuola Tecnica statale, che scuola fu fino agli anni Ottanta e che da tempo ospita alcune associazioni culturali. E anche gli infissi e le assurde tapparelle delle quaranta finestre sono corrosi da decenni di incuria. Il degrado urbanistico ed estetico del caseggiato è in buona compagnia con lo sconnesso fondo stradale di quella via Cavour un tempo ricca di negozi e che da anni è declassata a strada di transito dove solo poche vetrine resistono. E per il ciclista che vuole raggiungere il cuore della città, il ritmo dei contraccolpi, come se si trattasse di pavè, prosegue per via Santa Maria dell’Angelo e addirittura aumenta avvicinandosi alla piazza, in via Severoli. Finalmente da via Pistocchi ecco il lastricato in pietra di Luserna, ma la tribolazione per chi pedala si rinnova nella centralissima piazza del Popolo dove la pavimentazione con le mattonelle di asfalto (che si perpetua dal 1930) la rendono sede infinita di dislivelli insopportabili.

E all’impraticabilità ciclistica della piazza principale si aggiunge la poco dignitosa veduta d’insieme restituita dai due palazzi prospicienti, Manfredi e del Podestà: presentano strappi non celati molti elementi d’arredo montati negli archi dei porticati a fine anni novanta, rosee tende gestibili in lunghezza e che all’epoca con coro unanime legittimarono alla piazza il simpatico appellativo di ‘bomboniera’. E alcuni archi si mostrano vuoti. Ma non è tutto, lo vedremo. Allora sorge naturale l’ovvia considerazione: si è fermata quella provvida azione pubblica che da fine Novecento al 2010 fece rinascere esteticamente e nei contenuti (in primo luogo con la pavimentazione con pietra di Luserna) fette importanti del centro, strade ed edifici pubblici: via Pistocchi, piazza Nenni, corso Mazzini, piazza della Libertà, un pezzo di via Severoli e di corso Garibaldi, corso Saffi, via Nazario Sauro, via Torricelli e altri vicoletti adiacenti. Di quella stagione propizia non v’è cenno alcuno di ripresa. Di contro è interessante notare come negli ultimi tempi siano riprese le iniziative private con i rifacimenti delle facciate di alcuni palazzi: casa Severoli, palazzo Zanotti, casa Guiducci. Insomma, la riqualificazione del reticolo viario del centro storico, la restituzione dell’intera agorà e degli spazi e strade adiacenti al più alto livello del senso estetico sembrano uscite da quell’agenda pubblica di vent’anni fa che invece aveva ben presente come il decoro urbanistico sia anche stimolo a corretti comportamenti sociali. Un’opera lasciata a metà, una incompletezza che dà luogo a dissonanze inconciliabili con l’unicità del disegno urbanistico e che restituiscono al visitatore un senso di sciatteria. Tanto per citare qualche esempio: via Severoli, vicolo Barilotti, via Marco da Faenza, via Marescalchi, vicolo Bertucci e, ‘summa iniuria’, l’appena evidenziato disconnesso pavimento della grande piazza del Popolo. E che dire della butterata parete posteriore del teatro Masini, dell’insostenibile stato di via Bondiolo all’ingresso del grande contenitore culturale che sono diventati gli ex Salesiani, della scarsa pulizia delle aree occupate dai piccioni! E del poco dignitoso apparire (ma la responsabilità qui è soprattutto dell’ente ecclesiastico) dello spazio riservato all’affissione dei manifesti ancorato addirittura alle pareti della cinquecentesca basilica e dello scivolo per disabili per l’accesso al Duomo, ricettacolo di rifiuti nella parte sottostante (situazione che fa il paio con l’analogo scivolo al palazzo di giustizia).

Argomenti, questi ultimi, messi sul tappeto (inutilmente) qualche mese fa da Italia Nostra che ha pure puntato il dito sull’anacronistico parcheggio e sui cassonetti a ridosso della basilica, sull’erba che si sviluppa sulle gradinate della maestosa chiesa, per concludere sulla opportunità della pedonalizzazione dei due vicoli, Barilotti e Bertucci. Uno scenario, questo del completamento (e dell’estensione) della riqualificazione del cuore della città che dovrebbe essere tenuto in considerazione a maggior ragione nel tempo in cui si andrà a rendere fruibile il rinnovato palazzo del Podestà, la qualcosa indubbiamente comporterà un necessario ed equilibratore intervento di arredo nell’area di piazza Martiri della Libertà su cui si innesta la (indispensabile) scala di sicurezza.

Carlo Raggi