"Street art, il Comune dica se investirà ancora"

Marco Miccoli, fondatore del festival Subsidenze: "L’ultima edizione si è autofinanziata, da soli non potremo più pensare a grandi opere"

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Non solo mosaici, accanto a quella dei monumenti bizantini esiste un’altra città, quella dei murales, che attira turisti e appassionati da tutto il mondo. Maestri della street art hanno, negli ultimi anni, trasformato strade, palazzi, interi quartieri. Alcuni erano già celebri all’epoca del loro intervento, altri lo sono diventati in seguito sempre di più. Il quartiere Darsena, quello dello stadio, la zona attorno alla Rocca Brancaleone hanno cambiato pelle, colori dando vita ad un progetto diffuso di rigenerazione urbana.

È partito tutto dal festival Subsidenze di Marco Miccoli di Bonobolabo, che dal 2014 ha portato a Ravenna street artist da tutto il mondo, da Jim Avignon a Pixel Pancho, passando per Millo e Basik. La città è diventata un museo a cielo aperto dove antico e moderno si guardano, dove Dante rivive nelle letture pubbliche della Commedia, ma anche nel gigantesco ritratto multicolor di Kobra, all’angolo tra via Pasolini e via Mordani.

"In occasione di Subsidenze – spiega Marco Miccoli – sono stati realizzati trentacinque murales, ai quali se ne sono aggiunti molti". Al punto che quello della street art è diventato un vero e proprio itinerario turistico. "Durante la pandemia – prosegue Miccoli – abbiamo formato una trentina di guide turistiche che lavorano molto soprattutto in Darsena, dove un tour in bicicletta dura circa tre ore. Le guide vengono aggiornate quando si aggiungono nuove opere e i tour si stanno estendendo a Cotignola e Forlì dove sono stati realizzati diversi lavori di street art". La Darsena di Ravenna è l’area col maggior numero di opere, che hanno trasformato un quartiere popoloso, ricco di archeologia industriale, in continua evoluzione. Sui lavori presenti in città Miccoli ha realizzato anche una pubblicazione. "Abbiamo scelto di non inserire indicazioni o Qr code in loco – prosegue – per essere fedeli alla filosofia della street art. Gli appassionati amano andare alla ricerca delle opere e degli artisti. Molti dei lavori della cittadella, cioè della zona Darsena, sono realtà animate e in quel caso sarebbe interessante accompagnarle con una targhetta che lo indichi. Ci sono tantissimi turisti attirati in città dai murales. Sono difficili da quantificare perché non passano attraverso i canali ufficiali, non si rivolgono all’ufficio turismo, ma sono tanti. Noi ne intercettiamo parecchi, ad esempio quelli che arrivano per individuare i lavori di Invader attraverso l’applicazione ufficiale dell’artista ‘FlashInvaders ’. Siamo la città probabilmente con il maggior numero di sue opere".

Guardando al lavoro fatto in questi anni e agli artisti coinvolti, Miccoli osserva che partire oggi sarebbe una follia, soprattutto per i costi. "Molti di questi artisti, alcuni lo erano già, – sottolinea Miccoli – nel frattempo sono diventati celebri e il loro cachet è molto più alto. Credo che portare oggi a Ravenna Kobra potrebbe essere complicato". Al momento Marco Miccoli guarda al futuro con un po’ di preoccupazione. "Vorrei capire – conclude – se l’Amministrazione comunale ha intenzione di continuare a investire sulla street art a Ravenna, nell’ultima edizione di Subsidenze, ad agosto di quest’anno, ci siamo completamente autofinanziati e sono stati realizzati i tre monoliti di M Fulcro. Se dobbiamo autofinanziarci certo non potremo più pensare a grandi opere. Basta saperlo".

Miccoli in ogni modo non si ferma e prosegue la sua attività anche all’estero, tra gli ultimi lavori quello che lo vede impegnato nella direzione artistica di due opere di street art a Nairobi e Addis Abeba.

Annamaria Corrado