Stupro di gruppo a Ravenna, l’avvocato fornì l’alibi

Verso la chiusura l’indagine sulle violenze a una giovane, responsabile e presunto mandante erano già stati scarcerati e due sono ignoti

Delle indagini si è occupata la Squadra mobile di Ravenna

Delle indagini si è occupata la Squadra mobile di Ravenna

Ravenna, 27 gennaio 2022 - Quattro persone sono indagate per lo stupro di gruppo di una giovane, che sarebbe stato commesso in un’abitazione del Ravennate il 3 febbraio 2021. Due sono note, uno zio come mandante e il fratello di questo come esecutore, in aggiunta ad altre due persone che la ragazza, oggi maggiorenne, non è stata in grado di identificare. Il Pm Angela Scorza si appresta a chiudere l’indagine, dopo che la vittima – tutelata dall’avvocato Simone Balzani – martedì è stata sentita per la seconda volta in pochi mesi nel contesto di un incidente probatorio, in videoconferenza, quindi non a contatto con i parenti di nazionalità rumena, 35 e 40 anni circa. L’esito dell’eventuale processo a loro carico, tuttavia, si preannuncia in salita. All’indomani di quel fatto terribile, infatti, la Procura di Ravenna il 5 febbraio scorso aveva sottoposto a fermo i due zii, ma il Gip del Tribunale di Verona – dove vivono – li aveva scarcerati, non convalidando i provvedimenti. Ciò in ragione degli alibi forniti dai loro avvocati del foro veneto. Quel giorno, infatti, si sarebbero trovati nello studio legale almeno fino alle 15.30.

La ragazza aveva collocato lo stupro tra le 15.45 e le 16.20, un orario ritenuto incompatibile con il tempo necessario per coprire la distanza da Verona a Ravenna. La Squadra mobile svolse indagini accurate, analizzando traffici telefonici e tabulati, visionando le registrazioni delle telecamere delle strada del tragitto tra il Veneto e Ravenna. La Procura non crede che la giovane possa essersi inventata tutto. Né possa avere confuso data e orari, dal momento che quel giorno si presentò al pronto soccorso, dove le furono riscontrati i segni della violenza, in particolare ecchimosi ai polsi. La stessa, unitamente alla sorella, poi scappata da quel contesto familiare, quando ancora era adolescente aveva già subito abusi di natura sessuale da parte dello zio. Quest’ultimo, alla violenza di gruppo dello scorso febbraio, non prese parte. La vittima rimase incredula nell’apprendere che proprio lui sarebbe stato il mandante, una vendetta familiare per il fatto di averlo denunciato. Non solo. La ragazza non ha saputo identificare gli altri due uomini che presero parte a quell’aggressione, dopo averle buttato giù la porta di casa. La Squadra mobile di Ravenna le aveva sottoposto decine di foto di sospettati, tra i quali lei non riconobbe nessuno. Elemento, questo, importante per valutarne la credibilità, dal momento che non cercava due persone a caso, ma solo quelle realmente responsabili. Ed è proprio per chiarire orari e circostanze precise che il Pm Scorza aveva poi chiesto l’incidente probatorio. La ragazza era già stata sentita, quella volta assieme alla sorella, a settembre in Tribunale a Ravenna sempre in un contesto protetto per gli abusi che le due avrebbero subito dall’altro zio: fatti che l’avrebbero spinta nel 2019 a tentare il suicidio ingerendo farmaci. Su questo fronte, il Pm Cristina D’Aniello ha aperto un fascicolo per violenza sessuale e istigazione al suicidio l. p.