Ravenna: suicida in carcere, la madre fa riaprire il caso

Dal giudice lo psichiatra che lo visitò: lo specialista accusato di omicidio colposo per avere abbassato lo stadio di vigilanza su un detenuto 23enne da media a bassa

Il carcere di Ravenna

Il carcere di Ravenna

Ravenna, 9 novembre 2022 - Giuseppe aveva 23 anni ed era morto suicida nel carcere di Ravenna. Il 16 settembre 2019 le guardie lo trovarono impiccato a un cappio rudimentale e il decesso fu constatato in ospedale. Dell’iniziale procedimento per istigazione al suicidio, a carico di ignoti, fu chiesta l’archiviazione.

Suicida in carcere a Ravenna: "Anche l’Ausl ne risponda"

Ma la battaglia intrapresa dalla madre, che non si è mai rassegnata a quel tragico epilogo, convinta del fatto che le richieste di aiuto del figlio fossero rimaste inascoltate, ha portato la magistratura a riaprire il caso e questa mattina, davanti al Gup di Ravenna Andrea Galanti, comparirà lo psichiatra del carcere indagato con l’accusa di omicidio colposo. La donna è tutelata dall’avvocato Marco Catalano e pronta a un’eventuale costituzione di parte civile.

Il giudice dovrà decidere se accogliere la richiesta di rinvio a giudizio, già avanzata dalla Procura, o se pronunciare la sentenza di non luogo a procedere, qualora dovesse ritenere insufficienti gli elementi acquisiti.

Di ogni detenuto, al momento dell’ingresso in carcere, viene valutato lo stadio di vigilanza da porre in essere. Soglia che nel corso dell’ultima visita a Giuseppe, di una decina di giorni precedente al decesso, lo specialista avrebbe abbassato, da media a bassa.

Quella mattina del 16 settembre il giovane era stato visitato dal medico di base del carcere, il quale aveva prescritto una nuova visita con lo psichiatra, presente nella casa circondariale ma con saltuarietà. Purtroppo non ve ne fu il tempo. Il giovane era in carcere in regime di custodia cautelare da circa un mese, dopo essere stato arrestato per il furto di un borsello a un altro giovane nel corso di una zuffa dai contorni mai chiariti. In quei giorni, però era stato raggiunto anche da un’ordinanza di custodia cautelare per stalking in seguito dalla denuncia sporta dalle ex.

Inoltre, attendeva risposta da una comunità di recupero in cui scontare ai domiciliari una misura cautelare più morbida, ma a causa del periodo festivo le pratiche erano state rallentate dall’apposita commissione. Inizialmente fu aperto un procedimento per istigazione al suicidio, la richiesta di archiviazione del Pm fu opposta dal legale della madre che, allegando una consulenza medica di parte, secondo la quale i segnali d’allarme sulle condizioni del giovane erano stati diversi, ottenne riscontro dal Gip Janos Barlotti, che chiese un supplemento di indagine dal quale è derivata l’iscrizione sul registro degli indagati dello psichiatra del carcere, ora tecnicamente già imputato .

"La mia tenacia e sete di giustizia – spiega la madre – mi porta a far riaprire il caso e dopo accurate indagini della Procura, finalmente una parte di verità esce allo scoperto. Come cittadina e come mamma di un ragazzo, accusato ingiustamente (perché, finché non viene emessa una condanna, si è innocenti) e privato, di un diritto alla salute e alla vita, chiedo giustizia e verità su quanto accaduto. Attendiamo di sapere cosa sarà deciso nell’udienza preliminare, ma se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Mio figlio aveva il diritto di difendersi dalle accuse infondate e di affrontare un processo con dignità. In quei giorni, in cella, ha scritto un testo per una sua canzone e da lì si evince tutta la sua sofferenza".