Sulla celebrazione di Ettore Muti

Non è triste chiedere di rispettare la Costituzione della Repubblica nata dalla Resistenza, come afferma in sostanza il faentino Santarelli. Triste è che ottant’anni dopo la peggiore catastrofe della storia d’Italia, provocata dai loro nonni, alcuni figuri si ritrovino in un profluvio di tricolori, ad omaggiare uno dei responsabili dei crimini commessi all’epoca, oltraggiando quello stesso tricolore che viene tanto ostentato a torto dai piccoli nipotini di oggi. Triste che si dia del provocatore a chi chiede il rispetto della legalità, da parte di chi si ritrova ad incensare chi non ebbe altra legalità che la propria protervia e la capacità di affermarla con l’uso sistematico della violenza.

Ma da ogni cosa si può trarre utile spunto, come ebbe a dire Vittorio Foa ad un suo collega parlamentare missino molti anni fa, oggi questi personaggi sono liberi di ritrovarsi esattamente perché i loro nonni furono sconfitti a quell’epoca. Se invece essi avessero vinto, oggi nessuno sarebbe libero di radunarsi a celebrare alcunché di estraneo alla logica totalitaria e repressiva di quel regime criminale.

Resta solo la speranza, se celebrare un gerarca fascista è consentito dalla legge, che venga almeno sanzionato secondo normativa vigente, laddove avvenga come pare sia uso in questa ricorrenza, il lancio della corona nelle acque del Candiano.

Lidiano Cassani