"Svenuta dopo la sua aggressione" In aula la ex del rapper Paname

Accusato di stalking il rapper diventato noto per i suoi video contro forze dell’ordine e Valerio Brumotti di Striscia

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A tratti ha la voce strozzata dal pianto, mentre davanti al giudice Antonella Guidomei deve rivivere l’episodio: il suo ex che l’aspetta nel parcheggio davanti al lavoro, "tirandomi fuori per i capelli e chiudendomi la mano nella portiera". Tanto che quando lei, impaurita, corse dentro al negozio e le colleghe "mi chiedevano cosa fosse successo", si accasciò a terra svenuta. L’uomo che accusa è un musicista, il 25enne rapper lughese Paname, al secolo Amin Bajtit, di origine marocchina, che ha aggiuntato la notorietà grazie a videoclip nei quali dileggia le forze dell’ordine e l’inviato di ’Striscia la Notizia’ Valerio Brumotti per la sua battaglia contro lo spaccio. Ora, in tribunale, Paname risponde di stalking, condotte aggressive e persecutorie che avrebbe reiterato, tra insulti e controlli assillanti, persino morsi. Ieri la ex si è soffermata su alcuni episodi, come quello nel parcheggio di Fusignano avvenuto il 10 ottobre 2020, e altri precedenti. "Lo avevo lasciato la sera prima – ha raccontato la giovane in aula –, mi aveva chiesto di andarlo a vedere cantare, perché poi non ci sarebbero state altre occasioni perché doveva entrare in Ramadan. Gli dissi di no, la mattina dopo si presentò brillo davanti al mio posto di lavoro, col solito fare impulsivo". Mentre la tirava per i capelli le avrebbe detto "devi ascoltarmi". Quella mattina la ragazza, dopo lo svenimento, finì in ospedale.

Colpito dal divieto di avvicinarlo, in base al racconto della vittima l’imputato continuerebbe tuttora a molestarla con messaggi, di cui "l’ultimo recente". Mentre in una circostanza, proprio in un giorno di udienza, le avrebbe scritto "non presentarti in tribunale". Da qui la richiesta della Procura di un aggravamento della misura cautelare. Per contro la difesa, con l’avvocato Nicola Casadio, ha prodotto la trascrizione di una telefonata registrata dal musicista, successivo all’episodio nel parcheggio e alla mano schiacciata, in cui lei gli dice "se non sei stato tu è stato qualcun altro". Non sapendo di essere registrata, la vittima ricorda quella frase come un modo per liquidarlo, mentre per l’imputato proverebbe che non è stato lui a provocarle quelle lesioni. Alla prossima udienza parlerà il rapper.

l. p.