"Tante parole, pochi fatti. Ma si deve votare"

Viaggio nel seggio allestito nella scuola Don Minzoni, molti i giovani. Però c’è sfiducia nella politica: "Deluso dalle proposte"

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Agnese e Riccardo sono due volontari di Mistral. Sono montati in servizio alle 18 di ieri ai seggi allestiti alla Don Minzoni di via Cicognani. "Quando ci siamo alternati ai due colleghi che ci hanno preceduto, ci hanno detto che non avevano mai visto tanta gente recarsi a votare" spiegano. Verso le 18,45 l’afflusso sembra aver rallentato, ma il via vai è continuo. "Aiutiamo gli invalidi a prendere l’ascensore, indirizziamo chi ha richieste su come si vota alle persone incaricate. Abbiamo parecchio da fare" rispondono. Alle 19, seconda rilevazione sull’affluenza, i votanti calano di numero, ma questo è certamente uno spaccato dei sentimenti che provano gli elettori ravennati al voto da ‘dentro o fuori’: vincerà Letta o vincerà la Meloni?

"Sicuramente vedo molta più gente al voto questa volta di altre occasioni" dice Alex. "Io però sono venuto più per senso del dovere che per convinzione, come accadeva anni fa". C’è chi arriva ai seggi non avendo ancora ben chiaro dove mettere la croce. L’esempio viene da una coppia di anziani. Lui la invita a votare "come sempre" , ma lei col volto imbronciato, risponde con una frase in dialetto che tradotta sta per "mi sono stufata di quello lì". La frase che va per la maggiore è ‘dovere civico’: "Ho votato perché è un dovere civico, poi vedremo chi vincerà. Credo che non sarà un voto come in passato, lascerà un segno e io voglio partecipare". Ecco due giovanissimi che hanno appena consegnato la scheda. Simone ha 22 anni: "Ho seguito la campagna elettorale soprattutto attraverso internet e i giornali. Mi sono confrontato con gli amici, anche se sono rimasto deluso per le soluzioni proposte ai nostri tanti problemi". "Io – aggiunge l’amico 20enne, Andrea - mi sono confrontato con i miei genitori. Ho cercato di ponderare anche i nostri diversi punti di vista su alcuni problemi, però devo dire che da qualche politico sono venute anche risposte chiare a ciò che serve ai giovani". Non la pensa allo stesso modo un ragazzo 18enne al suo primo voto: "Manca il senso di fiducia verso la classe politica. Io ho ascoltato candidati che a parole hanno detto cose giuste, poi nei fatti chi ha più anni di me mi ha detto che gli slogan sono rimasti tali. Però, non credo che rinunciare al voto sia la strada giusta. E’ un diritto e io lo esercito. Poi tra un po’ di tempo tirerò le somme".

La sfiducia serpeggia, eppure non si rinuncia al voto. È il caso di Daniele. "Non mi aspetto nulla di nuovo – commenta – credo che il Paese sia in una confusione totale. Non è la condizione migliore per affrontare i gravi problemi che abbiamo a partire dalle bollette. Però, non possiamo nemmeno stare soltanto a casa a lamentarci. Il mio è un voto di fiducia verso il Parlamento, ma se non arrivano risposte risolutive, non mi vedono più". E infine c’è Cleta, che non segue molto i dibattiti e così ha fatto anche in questa campagna elettorale. "Voto per dovere civico – spiega - ma non chiedetemi di più".

lo. tazz.