Tassa di soggiorno non pagata, condannata società

La Corte dei Conti ha imposto la restituzione al Comune di 24mila euro per le imposte dell’estate 2020 di quattro strutture

Tassa  di soggiorno non pagata, condannata società

Tassa di soggiorno non pagata, condannata società

Un’intera estate, quella del 2020. E una particolare imposta, quella di soggiorno. Un’equazione che davanti alla Corte dei Conti (sezione regionale) ha restituito quasi 24 mila euro. Sono quelli che la Caravaggio srls dovrà pagare, in solido con l’amministratrice unica – una giovane cervese – al Comune di Cervia. La sentenza di condanna, pubblicata mercoledì scorso, chiarisce inoltre che l’importo è da maggiorare della rivalutazione monetaria. La controversia contabile era partita a novembre quando il pm Domenico De Nicolo aveva chiesto che la società in questione venisse condannata a sborsare esattamente 23.715 euro all’amministrazione locale per il danno erariale patito per via del “mancato versamento dell’imposta di soggiorno durante la gestione di quattro strutture - Hotel Caraibi, Hotel Corona, Hotel Maarea e Hotel Miramare” - nei mesi di giugno, luglio e agosto 2020. A segnalare l’omissione, era stato il servizio tributi del Comune rivierasco attraverso una nota del 14 giugno scorso. Nei numeri secondo l’amministrazione mancavano all’appello per l’Hotel Caraibi 6.642 euro; per il Corona 6.492 euro; per l’Hotel Maarea 3.036 euro; e infine per il Miramare 7.545 euro. Secondo quanto rappresentato davanti alla corte bolognese presieduta dal magistrato Antonio Nenna, l’8 luglio 2021 era stato emesso un avviso di accertamento nei confronti della srls per l’omesso pagamento aumentato di sanzioni e interessi. Il 9 settembre successivo – si legge nella sentenza – l’ente locale aveva detto sì alla richiesta di rateizzare il debito. Una concessione che però era stata revocata “a seguito del mancato pagamento della prima rata nei termini”.

A quel punto la procura erariale aveva invitato l’amministratrice unica della società a presentare documentazione in sua difesa entro 45 giorni, una facoltà tuttavia caduta nel vuoto. Il collegio, dopo avere ribadito la sua competenza sul caso, nella recente sentenza ha ripercorso le norme – anche quella del maggio 2020 - che inquadrano il pagamento dell’imposta di soggiorno e che in caso di irregolarità, prevedono oggi la sola sanzione amministrativa. In passato invece per gli albergatori, in quanto considerati agenti contabili, scattava una contestazione penale: il peculato.

Ma se anche “la condotta illecita è stata depenalizzata, nulla è cambiato in ordine alla responsabilità contabile”. Il gestore deve cioè “provvedere all’incasso e successivamente deve versare al Comune”, interpretazione peraltro in linea con quanto stabilito nel 2016 “dalle sezioni unite della Corte dei Conti”. E cioè che “sulla base dei regolamenti comunali”, gli albergatori responsabili della “riscossione e poi del riversamento nelle casse comunali dell’imposta di soggiorno”, sono “tenuti alla resa del conto giudiziale della gestione svolta”. In quanto al Comune di Cervia, con deliberazione del consiglio comunale datata 29 settembre 2015, aveva approvato il regolamento per “l’istituzione e l’applicazione dell’imposta di soggiorno” in base al quale “il gestore è obbligato a riscuotere il tributo dagli ospiti e all’integrale riversamento alle scadenze previste”. Per la Corte quei soldi “fin dal momento della consegna” da parte del cliente, “entrano nel patrimonio del Comune”. In quanto alla Caravaggio, la società non ha fornito “documentazione dei versamenti” e dunque il suo comportamento è “da qualificarsi come doloso”, cioè non semplice svista, “per via della palese inottemperanza a chiari obblighi giuridici”.

Andrea Colombari