Covid Ravenna, medici di base: "Tempestati da chiamate"

L’aumento dei casi spinge i ravennati a confrontarsi col proprio dottore: "I no vax ci fanno però la ’guerra’: si rifiutano di fare i tamponi"

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Ci stiamo addentrando nel cuore dell’inverno e, al contempo, anche nel cuore di questa quarta ondata. È un periodo di super lavoro per i medici di base del territorio che, alla ‘normale’ attività di assistenza dei malati ora affiancano tutta la gestione dei tamponi e dei pazienti Covid. "La situazione si sta deteriorando perché stanno aumentando moltissimo le positività – spiega Sandro Vasina, medico di medicina generale a Ravenna e consigliere nell’Ordine provinciale dei medici –. Logicamente c’è molta apprensione e tutte le famiglie chiedono consiglio sui comportamenti da adottare: se già prima il telefono era caldo, ora è rovente. Anche la mattinata di oggi (ieri per chi legge, ndr) è stata intensa, piena di spiegazioni e richieste di tamponi al drive through".

Le situazioni che i pazienti presentano sono tante: "Molti hanno sintomi influenzali e riniti da raffreddore, altri hanno in casa dei positivi e devono stare in quarantena: succede spesso coi bambini – prosegue Vasina –. E allora i genitori, in quarantena preventiva, devono decidere se fare subito il tampone o aspettare sette giorni. E poi fioriscono i contatti dei contatti: chi chiama e dice ‘Ho saputo che una persona che ho visto nei giorni scorsi è risultata positiva’, con ansie e tensioni che devono essere indirizzate per capire se è utile fare un tampone o no".

A ciò si aggiunge un altro tema: quello degli assistiti no vax. È un problema che alcuni medici sentono particolarmente e che crea attriti: "Il lavoro è sempre lo stesso, come negli altri momenti di picco pandemico – spiega Paolo Farina, medico di medicina generale e coordinatore dell’area di Alfonsine e Fusignano –. I positivi sono tanti e, rispetto all’anno scorso, la gente esce maggiormente e quindi sono più diffuse anche le sindromi respiratorie influenzali e parainfluenzali che vanno distinte col tampone rispetto al Covid. Ciò che veramente è diverso rispetto all’anno scorso, però, è la ’guerriglia’ che ci fanno i no vax, con atteggiamenti talvolta aggressivi come il rifiuto di fare i tamponi o di sottoporsi al tracciamento".

Comportamenti che rendono il dialogo tra dottore e assistiti difficile: "In presenza di sintomi simil Covid chiedo sempre di fare un tampone molecolare, e spesso mi sento rispondere che hanno fatto un antigenico risultato negativo e che per loro è sufficiente così – aggiunge Farina –. Sappiamo bene, però, che per la diagnosi serve il molecolare: e loro si rifiutano di farlo. Questo porta a scontri in cui si alzano i toni, e la mancanza di collaborazione è una novità rispetto alle precedenti ondate. Intendiamoci: l’80-90% delle persone ha buonsenso, ma c’è chi si oppone. E queste situazioni vanno poi a incrinare il rapporto di fiducia che dovrebbe esserci tra medico e assistito".

sa.ser.