Quest’anno ricorrono i centocinquant’anni della morte di Teresa Gamba Guiccioli, e mi sembra che la ricorrenza sia passata sotto silenzio. Come si dice in questi casi, però, non è mai troppo tardi per riparare alla dimenticanza e soprattutto per ricordare e “rileggere” la personalità di questa donna che Lorenzo Miserocchi ha definito "la ravennate più rinomata del secolo XIX per la sua bellezza, per la sua cultura e che divenne celebre in Italia e in Inghilterra per i suoi amori con Byron". "Di bassa statura, di corpo gracile ma squisitamente modellato, ammaliava per la grazia ingenua e vivace, per la soave bellezza delicata. I suoi aurei capelli le formavano un diadema regale sulla nitida fronte, e cascavano, in riccioli lunghi, sulle guance di neve e di rosa". Così Raffaello Barbiero descrisse la bella Teresa e perciò non c’è da stupirsi se George Byron, che la incontrò per la prima volta a Venezia in casa della contessa Albrizzi, si innamorasse subito di lei.
Sulla vicenda amorosa di Byron e Teresa si è scritto molto e non sempre le narrazioni concordano. Addirittura c’è chi ha messo in dubbio che Teresa fosse veramente innamorata e che fosse invece, come scrisse John Cordy Jeaffreson, un’abile commediante che seppe tenere in scacco sia il marito, il sessantenne conte Guiccioli cui andò sposa a soli diciotto anni, che il ganzo. Ma questo è argomento che lasciamo agli amanti del gossip. Di certo è che Teresa ricevette nel collegio di Santa Chiara a Faenza una educazione sicuramente all’avanguardia per quei tempi. Fu, inoltre, allieva di Paolo Costa e fu “scrittrice forbita in poesia e in prosa”. La sua opera più importante resta Lord Byron jugé par les témoins de sa vie pubblicata in due volumi prima a Parigi e poi a Londra con la quale si propone di difendere Byron dalle accuse e dalle insinuazioni apparse in numerose pubblicazioni. Il lavoro, che Luigi Rava definì "opera di lealtà, di verità, di affetto", al di là dei pregi letterari è un documento molto importante per gli studi byroniani. Dopo la morte del conte Guiccioli, che nel frattempo aveva ottenuto la “separazione”, Teresa sposò Hilaire- Octave Rouillé marchese di Boissy, un pari di Francia e senatore dell’Impero, e si trasferì a Parigi dove tenne uno dei salotti letterari più frequentati della città. Rimasta vedova per la seconda volta, lasciò la Francia e si ritirò a Settimello di Calenzano nei pressi di Firenze in una villa che il Boissy aveva acquistato per lei, dove morì nel 1873 all’età di 75 anni.
Franco Gàbici