"Ti farò a pezzi", marito condannato a 5 anni

Castel Bolognese: maltrattamenti e violenza sessuale. Il trentenne straniero avrebbe anche chiuso in casa la donna per tre mesi di fila

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Due anni vissuti tra minacce, botte, insulti e perfino violenze sessuali tra le mura domestiche. E poi la fuga in una città del nord là dove sia lei che il bambino hanno infine trovato riparo in una comunità protetta. Accuse che nel primo pomeriggio di ieri sono costate al marito della donna – un trentenne come lei di origine straniera e residente a Castel Bolognese – la condanna a 5 anni e 8 mesi per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. Al termine del rito abbreviato, il gup Janos Barlotti ha inoltre riconosciuto alla donna, parte civile con l’avvocato Valentina Bartolini, una provvisionale di 20mila euro rinviando ad altra sezione del tribunale l’esatta quantificazione dei danni. La difesa – avvocato Alessandro Cristofori – aveva invece chiesto l’assoluzione del proprio assistito lamentando la non attendibilità della moglie in ragione di diverse contraddizioni nelle ricostruzioni dei fatti.

Scontato dunque il ricorso in appello. Il fascicolo era stato aperto dal pm Daniele Barberini (ieri in udienza c’era la collega Marilù Gattelli) in seguito alla denuncia presentata dalla donna per il periodo che va dal 2019 al 2021: quando cioè entrambi abitavano a Castel Bolognese. Dal racconto di lei sono emerse violenze di ogni tipo: piscologiche, fisiche, economiche e sessuali. Tanto che la donna avrebbe tentato pure un gesto estremo con una pistola in seguito al quale aveva deciso di scappare. A suo avviso, il loro era stato un matrimonio combinato: e da subito l’uomo avrebbe mostrato il suo atteggiamento prevaricatorio giungendo pure a chiuderla in casa per tre mesi di fila. Inoltre – prosegue l’accusa – teneva per sé il contante che lei guadagnava. E le avrebbe pure suggerito di prostituirsi: "Esci di casa e vai al semaforo". Non sarebbero neppure mancate le minacce: "Quando verrai in Italia ti ucciderò con le mie mani, ti tolgo da questo mondo con le mie mani, ti ammazzo". A un certo punto le aveva puntato un coltello alla gola; in altra occasione le aveva mostrato una pistola che però evidentemente la donna era riuscita per un po’ a neutralizzare: "Ti butterò la testa nel water se non mi ridai subito la pistola", le aveva detto.

Nell’agosto 2019, quando lei era incinta, lui l’avrebbe sbattuta contro il muro per costringerla a preparargli il pane. Quindi a febbraio 2020 l’avrebbe lasciata cinque ore in aperta campagna sotto la neve senza il cellulare. A capodanno sempre del 2020 l’aveva trascinata per i capelli e presa a calci e pugni fino a farle sanguinare il naso. A gennaio gennaio 2021 ecco le minacce con la pistola: "Ti ucciderò con le mie mani, ti farò a pezzi". Nell’aprile successivo l’aveva lasciata fuori di casa sul pianerottolo e a maggio l’aveva fatta svenire a suon di pugni. A luglio infine le aveva assestato un pugno con il bimbo in braccio: e così la donna con la testa era andata a sbattere contro il piccolo. In quanto alle contestate violenze sessuali, lui – ha spiegato lei – appoggiava una sigaretta accesa sul comodino in camera e poi le diceva: "Stai zitta se no ti spengo la sigaretta dove ti fa male".

a.col.