REDAZIONE RAVENNA

Tira e molla di coppia con condanna finale

Due giovani a Faenza al centro di una girandola tra patteggiamenti per stalking, riconciliazioni e una pena per lesioni

Tira e molla di coppia con condanna finale

Sugli episodi hanno indagato i carabinieri (foto repertorio)

Un tira e molla tra denunce per stalking (e da ultimo lesioni e maltrattamenti) e conseguenti patteggiamenti dopo il ritiro della querela. Almeno tre i procedimenti aperti per la tumultuosa vita di coppia a Faenza: l’ultimo per via di un episodio del 29 febbraio scorso con tanto di passaggio in pronto soccorso dove lei, poi raggiunta da lui, era andata per farsi medicare. Quindi davanti agli inquirenti aveva parlato pure di pregresse condotte aggressive dell’ormai ex. Uguale ad accuse per maltrattamenti e per lesioni. Ieri mattina davanti al gip Andrea Galanti, l’uomo - un 34enne di origine magrebina difeso dall’avvocato Nicola Laghi - è stato assolto per il primo capo d’imputazione e condannato a otto mesi per il secondo.

La procura aveva chiesto la condanna per ambo i reati; per la difesa invece quanto accaduto in passato - che era l’oggetto dei contestati maltrattamenti - era già coperto da giudicato per via dei due pregressi patteggiamenti per stalking per un totale di due anni circa, con pena sospesa.

Contesto della vicenda, una coppia di quasi coetanei. Tempo addietro l’uomo era finito in carcere per stalking per via di un aggravamento di misura cautelare. Poi la compagna aveva rimesso la querela: e così lui aveva patteggiato ed era tornato libero. Poi nuova querela per medesimo motivo, ulteriore remissione di querela e ulteriore patteggiamento (in continuazione con il primo) con successiva convivenza. Ed eccoci arrivati all’ultimo episodio con intervento dei carabinieri e applicazione del divieto di avvicinamento a meno di 500 metri, a suo tempo avvallato dal gip Corrado Schiaretti alla presenza del solo avvocato difensore: l’uomo aveva infatti scelto di non presentarsi in aula.

L’accusa gli contestata vessazioni verbali, psicologiche e talvolta fisiche dal febbraio 2023 e per un anno circa. In particolare l’avrebbe insultata a più riprese; l’avrebbe minacciata con frasi del tipo ’ti taglio la gola’ o promettendole di pubblicare foto private; l’avrebbe a più volte controllata su Facebook e l’avrebbe infine aggredita. Solo quest’ultima ipotesi è confluita nella condanna di ieri. In particolare secondo quanto ricostruito dall’Arma, l’aveva colpita in testa con un caricatore da cellulare provocandole un trauma cranico commotivo per 15 giorni di prognosi iniziale.

Secondo la denuncia della donna fatta alla Stazione di Borgo Urbecco, lui si era comportato così per gelosia, invidia e perché "vuole sempre comandare". Spesso, dopo averla insultata, chiedeva scusa.