Ravenna, transessuale si sposa con un forlivese, ma è clandestina. Arrestata

Il matrimonio è avvenuto in Brasile, ma per la legge non è ancora in regola. Ecco cosa è successo

Tra i due ci si è messa la burocrazia

Tra i due ci si è messa la burocrazia

Ravenna, 8 maggio 2018 – Lui, lei e la vituperata burocrazia italica. Che ha trasformato i fiori d’arancio in un paio di manette – ancorché simboliche – e il viaggio di nozze in una notte in cella di sicurezza. Perché quando la 27enne Luis Carlos, già espulsa perché clandestina, si è presentata in questura per dire che ora era tutto a posto, che si era messa in regola con le norme di soggiorno perché aveva sposato un italiano – matrimonio celebrato in Brasile poi trascritto civilmente in collina, a Bertinoro –, oltre alle felicitazioni ha rimediato un arresto.

In buona sostanza, non era in possesso dell’atto di ricongiungimento familiare, che avrebbe dovuto presentare il neo coniuge. Per la legge, in pratica, era ancora clandestina, avendo fatto rientro prima del termine previsto di cinque anni, senza la necessaria autorizzazione ministeriale.

La prima espulsione la trans l’aveva rimediata a fine dicembre 2016, con contestuale accompagnamento alla frontiera e simultaneo imbarco a Fiumicino. Una volta tornata in Brasile, ha coronato il suo sogno, sposando a maggio 2017 l’uomo che già frequentava in Italia, un 45enne forlivese col quale condivideva un appartamento a Savio.

Rientrata in Italia, lo scorso 19 aprile si è presentata in Questura, accompagnata dal proprio avvocato, Davide Baiocchi, per regolarizzare definitivamente la permanenza sul territorio italiano. Purtroppo per lei mancava ancora quel pezzetto di carta, l’atto di ricongiungimento. E a nulla le è valso spiegare che aveva trascritto il matrimonio come previsto dalla recente normativa sulle unioni civili.

Nuovamente sottoposta ai rilievi dattiloscopici dagli uomini della Squadra mobile, è stata arrestata ai sensi della legge sull’immigrazione. E il pubblico ministero ha disposto che venisse trattenuta presso le locali camere di sicurezza. Processata ieri mattina, l’accusa col viceprocuratore onorario Simona Bandini chiedeva una condanna a dieci mesi. Il giudice, Beatrice Marini, l'ha assolta per tenuità del fatto. Cioè il reato lo ha commesso, ma l’episodio in sé è di modesta gravità. E vissero felici e contenti.